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12 lug 2009
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Valentino promuove le first lady: ''voto 10 per il look''

Di
Adnkronos
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12 lug 2009

Roma, 10 lug. (Adnkronos/Ign) - Un bel 10 per l'abbigliamento di tutte le first lady impegnate nel G8 arriva da una delle massime autorità in materia. Il grande stilista Valentino Garavani promuove infatti con il massimo dei voti il look delle primedonne del summit apprezzandone in particolare la sobrietà, coerente con il clima in cui si svolge l'incontro tra i massimi leader mondiali ospitato nelle zone colpite dal terremoto.


Valentino
Valentino, Foto: dpa

"Mi sembrano tutte donne che hanno seriamente preparato il loro guardaroba - dice Valentino all'ADNKRONOS - con saggezza e correttezza... E' un momento politicamente importante, in una zona devastata dalla tragedia. Non si poteva fare sfoggio di moda ridicola... Hanno tutte scelto di rappresentare il loro e il nostro Paese con un'eleganza misurata e non pacchiana. Voterei 10 per tutte loro", conclude.


Numerose le critiche invece da parte di altri stilisti italiani per le first lady che ieri sono state ricevute in Campidoglio dal sindaco Gianni Alemanno. ''Forse sarà il periodo di crisi, ma nessuna delle first ladies ha brillato per personalità - commenta Renato Balestra - Per spirito di patria confesso che la migliore era la Carfagna, bella ed elegante con il suo tubino nero. Quella che si è impegnata di meno - aggiunge - è la moglie del primo ministro inglese, Gordon Brown. Gonna e camicia. Tutto sin troppo ovvio per una colazione che si annuncia informale, ma non priva di eleganza''.


Signore qualunque, modeste, secondo lo stilista romano, come la moglie di Barroso o quella del primo ministro canadese Laureen Harper. ''Meglio la first lady giapponese - aggiunge ancora - con quell'improbabile giacchino grigio pallido abbinato a un abito rosa. Sembrava rubato a un tailleur. Positivi i giudizi per la prima signora indiana, che ha vestito un sari tradizionale del suo paese. Bene Isabella Rauti Alemanno e anche Michelle Obama. Certo il giallo non è proprio il suo colore - conclude Balestra - Ma almeno è l'unica che ha saputo osare''.


Dalla maison Gattinoni Guillermo Mariotto e Stefano Dominella confessano che per la prima volta, in ambiti di moda, l'Oriente ha battuto l'Occidente. ''Nessuna di loro ha rispettato il cerimoniale, l'istituzionalità dell'evento. Non ci si può presentare in abiti folk e pull di cotone, come ha fatto la first lady canadese - aggiunge il presidente della storica griffe - come si andasse a una merenda sulle montagne del Kentucky. Trovo inappropriati, per l'occasione, i tubini neri dei ministri Gelmini e Carfagna. E' vero che erano andate dal Papa. Ma potevano almeno cambiarsi. Incomprensibile anche lo sfoggio di cinte e foulard legati al collo, tra l'altro - conclude il presidente di Gattinoni e consigliere della Camera nazionale della Moda - nemmeno in tinta con gli abiti''.



Patrizia Pieroni, fondatrice del marchio Arsenale non ha dubbi. ''Le first ladies presenti in Campidoglio sembravano non preparate all'evento, quelle mise non erano adatte a una visita ufficiale. Le migliori erano le signore indiana e nigeriana. Un tocco di classe. Rappresentavano con abiti tradizionali, anche se non dei migliori, i loro Paesi di appartenenza''. Patrizia Pieroni scherza e aggiunge: ''Sembra che nessuna di loro si sia realmente applicata nella scelta nell'abito. Mancanza di senso estetico o forse, penso, sono state semplicemente mal consigliate. Abiti informali - conclude - da the con le amiche, o da merende con i pargoli''.


Plauso alle due ministre italiane, Mara Carfagna e Mariastella Gelmini, da parte dello stilista di origine siriana Rami al Ali. Dal suo atelier di Dubai ha spiegato: "Adoro la 'petite robe noire' accompagnata dalle perle. Trovo sia una mise molto italiana per donne che hanno stile ed eleganza, al di là di quello che l'etichetta impone. Ma del resto - ha proseguito Rami al Ali - le italiane talmente charmant... che possono permetterselo".


Rami al Ali ha molto amato l'abito della first lady indiana. "Un omaggio alla propria terra d'origine perché la tradizione può trasformarsi in forza potente, meravigliosa e vitalistica nei rapporti tra Oriente e Occidente. Un incontro di culture - ha concluso lo stilista siriano - attraverso la moda".

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