Pubblicato il
14 feb 2012
14 feb 2012
True Religion cerca di sfondare all'estero
Pubblicato il
14 feb 2012
14 feb 2012
True Religion sta andando molto bene a casa sua, negli Stati Uniti. In compenso però, il marchio di denim premium si sta sviluppando più lentamente del previsto all'estero. Nel quarto trimestre, le sue vendite nette sono progredite del 7,7%, ma sono rimaste stabili a livello internazionale. La causa va ricercata nell'esaurirsi dei contratti in Corea, con un True Religion che, nel periodo da ottobre a dicembre, ha realizzato solamente il 15% delle proprie vendite al di fuori dei suoi confini nazionali.
![]() True Religion, uno stile di vita americano. |
Sulla totalità dell'anno 2011, il marchio ha visto crescere le sue vendite nette di più del 15%, a 317 milioni di euro (419 milioni di dollari USA), per un utile operativo di circa 56 milioni. Una performance imputabile alla distribuzione controllata. Le vendite realizzate attraverso le filiali americane e il sito di e-commerce sono cresciute del 33%, a 189 milioni.
Le vendite nette all'estero sono aumentate del 23%, a quasi 60 milioni di euro. Una progressione dovuta al Vecchio Continente, dove sono stati messi in funzione dei team commerciali in Germania e nel Regno unito, ma anche all'estensione della rete. Così, nel quarto trimestre 2011 hanno aperto due negozi Oltremanica e uno sul Reno. In totale, True Religion può contare su una rete di 109 negli Stati Uniti, di 5 in Gran Bretagna, 4 in Germania, 3 in Canada, 3 in Giappone e uno nei Paesi Bassi. "Ci aspettiamo che gli accordi retail e wholesale conclusi nel terzo trimestre per Hong Kong e la Cina, così come il rafforzamento delle nostre operazioni nei mercati in cui siamo già presenti, ci aiutino nel lungo termine ad aumentare la nostra presenza al di fuori degli Stati Uniti", ha commentato Jeffrey Lubell, CEO di True Religion.
Bruno Joly (Versione italiana di Gianluca Bolelli)
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