Stefan Laban (Urban Outfitters): "Non veniamo in Francia per aprirvi un solo negozio"
In occasione dell’apertura del primo negozio francese del brand di moda e lifestyle Urban Outfitters, il direttore dello sviluppo internazionale del gruppo URBN (Urban Outfitters, Anthropologie, Free People…), Stefan Laban, descrive a FashionNetwork.com le possibilità di espansione della società in Europa, che molto presto si sposteranno sul Medio Oriente e quindi sull’Asia nei prossimi tre anni.
FashionNetwork: Avete appena inaugurato il primo flagship Urban Outfitters a Parigi. Quali ambizioni avete sul mercato francese?
Stefan Laban: Chiaramente non siamo venuti in Francia per aprirvi solamente un negozio. Vogliamo inaugurare davvero diversi indirizzi a Parigi. Nella sola Londra possediamo già 10 negozi, il che vi dà un'idea del potenziale che abbiamo. Parigi è stato solo il primo nome sulla nostra lista, e se lo store andrà bene punteremo ad altre grandi città dell’Esagono.
FNW: Ciò che state presentando a Parigi è diverso da quanto è proposto nei vostri altri negozi in tutto il mondo?
SL: Ognuno dei nostri 200 negozi nel mondo è unico nel layout, nell’atmosfera, e anche nell’assortimento. Il 70% dell’offerta riguarda il nostro marchio di proprietà, il quale è seguito da una selezione di marchi che per alcuni firmano delle capsule esclusive. A Parigi, per l’inaugurazione, abbiamo svelato una collezione speciale del marchio Champion. Per resistere nel mondo della vendita al dettaglio, se non si dispone di un concept davvero originale e stimolante le cose si complicano. O sei veramente posizionato su prezzi bassi come Primark oppure sei Gucci, ma nello spazio tra questi due estremi è tutto difficile. Noi abbiamo pensato a un concept che cambia continuamente, con molti nuovi marchi e prodotti.
FNW: Urban Outfitters nutre ambizioni internazionali. È un modo per contrastare le difficoltà che sta attraversando il settore del retail negli Stati Uniti?
SL: I nostri due motori di crescita sono l'e-commerce e i mercati esteri. I nostri clienti sono connessi, passano dal web al negozio e viceversa: il 45% delle nostre vendite negli Stati Uniti è generato online e questa percentuale aumenta rapidamente, mentre l'attività nei negozi rimane stabile. Urban Outfitters non punta ad avere 300 o 400 negozi nel continente americano. La crescita deve venire da altre parti.
FNW: Il marchio possiede attualmente 50 negozi al di fuori degli Stati Uniti, tutti situati in Europa. State pensando di approdare in nuovi continenti?
SL: Assolutamente! Abbiamo come obiettivo l'Asia. Negli ultimi mesi ho viaggiato molto in Cina e in Giappone. Stiamo pensando di formare una joint venture in Cina oppure di approdarvi direttamente. Per testare il mercato, l’insegna è entrata nella piattaforma Tmall alla fine del 2016. Speriamo di concretizzare l’apertura di un indirizzo fisico in Cina o in Giappone entro tre anni. Ma prima dell'Asia, stiamo dando il via al nostro sviluppo al di fuori dell'Europa partendo dal Vicino e Medio Oriente.
FNW: Avete già una concreta inaugurazione da annunciare?
SL: Sì, Urban Outfitters entra in Israele aprendovi il primo punto vendita a Tel Aviv, che sarà inaugurato alla fine di marzo. Un negozio aperto in franchising, il che costituisce una prima volta per il marchio. Altri quattro punti vendita sono già programmati nel Paese. In seguito toccherà al Medio Oriente. Abbiamo identificato il partner ideale perché il gruppo si distribuisca in tutta la regione, ma non possiamo ancora parlarne.
FNW: In Europa, qual è il vostro spazio di manovra? Nuovi Paesi da conquistare?
SL: In sei mesi, Urban Outfitters ha aperto cinque nuovi negozi, comprese le nostre prime aperture in Francia, in Italia (Milano) e in Austria (Vienna). Pensiamo che Urban Outfitters possa crescere ancora in Italia, Fraacia e Spagna. Non ci sono molti grandi mercati da conquistare in Europa, e allora ci focalizzeremo su altre aperture in queste tre nazioni. Lo store di Milano, aperto in dicembre, è partito alla grande, incoraggiandoci per proseguire su questa strada.
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