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Ansa
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Pubblicato il
20 nov 2008
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Romeo Gigli: grande ritorno sulla scena
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20 nov 2008
20 nov 2008
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Per la verità Romeo in tutto questo tempo non era rimasto con le mani in mano, aveva dato vita a Rebecca Brown, una piccola etichetta che ora si è dissolta per lasciare spazio alla più strutturata nuova sfida, presentata oggi a Milano da tutti i soci.
Catherine Vautrin (ex amministratore delegato di Emilio Pucci e artefice del suo rilancio) ha accettato di guidare la nuova piccola società (Diwi srl) di cui fanno parte Michele Denegri, amministratore delegato della torinese Investimenti e Partecipazioni (Ip) e Luciano Donatelli (ex top manager di Zegna) che, con le aziende Rpb e Novaseta, ha messo a disposizione di Romeo un network produttivo biellese, una 'collana' di piccole aziende eccellenti, in grado di realizzare qualsiasi sofisticata collezione, dalle maglie ai cappotti, dagli abiti da sera ai completi da uomo.
Donatelli, già partner nella griffe Rebecca Brown, ha dato il vero input a Io Ipse Idem, ha coinvolto sia la Vautrin sia la società di private equity IP, nuova alla moda, ma in grado di accettare che occorrano "dai 3 ai 5 anni perché un progetto del genere funzioni e si autofinanzi". Il gruppetto è già al lavoro da 7 mesi, in grande silenzio.
Ora è tutto pronto per l'esordio, c'é perfino una collezione zero, caso più unico che raro nella moda: oggi è stata mostrata alla stampa, ma non è in vendita, è solo una bellissima prova tecnica, servirà anche per mostrare al mondo, ai vecchi clienti e ai nuovi mercati, che Gigli è tornato.
"Mi é stata data la possibilità di inventare e sperimentare - spiega Romeo -, di collaudare tutto con le persone capaci di farlo". Ha un'energia nuova ma un cuore antico, questa sfida, che ripartirà da Parigi, la città dove esplose il fenomeno Gigli e dove oggi "le collezioni sono accolte e guardate con grande attenzione.
Rispetto Milano, dove vivo e lavoro, ma a parte 4-5 firme di grande livello - dice lo stilista - qui tutto é più omologato. Parigi è più sfaccettata, i designer possono raccontarsi in vari modi e in questo senso mi corrisponde di più".
Romeo non vuole addentrarsi nelle vicende che lo contrappongono al gruppo It Holding che deteneva il marchio Gigli e alla Mood di Mancinelli "che - dice lo stilista - ancora non è chiaro quali diritti abbia sulla griffe".
Ma ci tiene a sottolineare di non essere mai stato un creativo irresponsabile o insensibile alle ragioni della produzione industriale, anzi: "Quando entrò nel gruppo di Perna, la Romeo Gigli fatturava 250 miliardi di lire, in due anni la fecero scendere a 20 miliardi!".
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