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Pubblicato il
22 mar 2011
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PPR, con PPR Home, pone l'accento sullo sviluppo sostenibile

Pubblicato il
22 mar 2011

PPR vuole integrare nel suo modello d'azienda lo sviluppo sostenibile. Quindici anni dopo la firma della prima carta etica del gruppo, François-Henri Pinault, PDG, e Jochen Zeitz, il CEO di Puma, responsabile della divisione sport&lifestyle e che ha appena acquisito il nuovo incarico di CSO (Chief Sustainable Officer), hanno voluto presentare le loro iniziative e i loro intendimenti in materia di sviluppo sostenibile.

PPR
Stella Mc Cartney lavora con lana biologica.


Chiamato PPR Home, questo vasto progetto ha "l'ambizione di stabilire dei nuovi standard in materia di sviluppo sostenibile e di pratiche professionali nei settori del lusso, dello sport&lifestyle e del retail". Per François-Henri Pinault, il summit di Copenhagen ha evidenziato nettamente la difficoltà delle nazioni a mettersi d'accordo e quindi, d'un tratto, le aziende si ritrovano ad aver un ruolo ancor più importante da giocare. PPR punta, ovviamente, sul suo amplissimo portafoglio di marchi (Gucci, Puma, Bottega Veneta, Yves Saint Laurent...) per convincere fornitori e distributori a sostenere questo progetto.

Con PPR Home, il gruppo fa un voluto riferimento al film "Home", realizzato da Yann Arthus-Bertrand e finanziato dal gruppo nel 2009. PPR ha già condizionato una parte della remunerazione variabile dei suoi 140 quadri dirigenziali alla raggiunta degli obiettivi prefissati in materia di sviluppo sostenibile. Ma stavolta, vuole ricordare a chiare lettere che lo sviluppo sostenibile è un creatore di valori. "La mia visione strategica per PPR è basata sulla convinzione profonda che lo sviluppo sostenibile crei valore, e che possa – e debba – condurre verso un nuovo modello di azienda particolarmente ambizioso, diventando una vera leva di competitività per i nostri brand", puntualizza François-Henri Pinault. Certamente, ogni marchio del gruppo ha già preso delle iniziative per la protezione dell'ambiente, che si tratti della biancheria bio de La Redoute o il telefono Puma che integra dei pannelli solari, ma stavolta il gruppo francese vuole ripensare il suo modello organizzativo ecologico e lavorare in modo realmente trasversale sulle problematiche che si possono presentare dall'origine al punto vendita.

Il progetto PPR Home, che dovrebbe partire in tempi rapidi ed essere composto da una squadra di 15 persone impiegate a tempo pieno, oltre ad un network di specialisti, si vedrà dotato di un budget di 10 milioni di euro all'anno, rivalutati annualmente in funzione dell'evoluzione dei dividendi. Per il momento, PPR ha soprattutto messo in primo piano il lancio di un "creative sustainability lab", in collaborazione con Cradle-to-Cradle, che fornirà in modo particolare un contesto, un vero e proprio framework di discussione e valutazione ed una metodologia di eco-concezione. I primi progetti riguarderanno lo sviluppo di prodotti e la progettazione di negozi. "Le aziende sono nella posizione migliore per apportare cambiamenti. Bisogna ripensare ai business models convenzionali", ha ricordato Jochen Zeitz.

Ma soprattutto, Puma vuole mostrare a tutti la strada maestra della concreta possibilità di fondere insieme risultato finanziario di gestione e risultato ambientale. Il report annuale dovrebbe quindi integrare le nozioni di sfruttamento degli ecosistemi e di tracciatura ecologica. L'obiettivo è chiaramente quello di invogliare gli azionisti a considerare più da vicino e sotto una diversa e migliore prospettiva, l'importanza che riveste il capitale naturale, che deve essere preservato per assicurare il perpetuarsi del valore dell'azienda. "Il problema di partenza è che bisogna fare una misurazione iniziale per creare dei parametri, per poi vedere quale ne sarà l'evoluzione", conclude Jochen Zeitz.

Di Bruno Joly (Versione italiana di Gianluca Bolelli)

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