Pitti Uomo 92: Off-White c/o Virgil Abloh: contro la guerra, ma debole nella moda
Essere invitati a sfilare al Pitti spesso può rappresentare una consacrazione per uno stilista; o può trasformarsi in un’impietosa rivelazione dei limiti del suo talento amplificata pubblicamente, e quindi comportare un brusco risveglio. Che è sostanzialmente quando accaduto giovedì sera nella sfilata di Virgil Abloh, così ricca di pretese e autocelebrazione da diventare vagamente farsesca.

Non si possono criticare le abilità di Abloh come uomo di spettacolo. Ha convinto Jenny Holzer, l’artista americana neo-concettuale, a proiettare una serie di poesie contro la guerra a caratteri cubitali sulla facciata di Palazzo Pitti. E come sottofondo dell’enorme impianto luci ha scelto della musica classico-operistica, eseguita dall’Opera di Firenze.
Poi sono arrivati i vestiti; una collezione che ha dato frequentemente l’impressione che Abloh abbia guardato da vicino al lavoro di, nell’ordine: Raf Simons in termini di messinscena e figura; Public School per quanto riguarda i trend della moda street; Y-3 per il distillare l’active sportswear nel clubbing chic e Helmut Lang in termini di utilizzo di materie prime inaspettate. Naturalmente, due decenni fa Lang inseriva le installazioni di Jenny Holzer nei propri show e negozi.
Il risultato finale sono stati circa 30 outfit caratterizzati da chiusure lampo e aperture piazzate in modo strano, combinate con versioni eccentriche di calzature classiche. Mandare fuori uno stivaletto Timberland di color arancione effetto polveroso non fa necessariamente di te un designer, o addirittura un artista a tutti gli effetti. Una definizione che Abloh ha insistito nel rendere nota nel suo programma, nel quale si è autodefinito un “multihyphenate artist” (letteralmente, ‘artista con più trattini’ per sottolineare che svolge diverse attività, ndr.), e quindi “artista multisfaccettato” (sic), che “lavora nel campo della moda come Off-White c/o Virgil Abloh”. Sebbene leggende della moda come Miuccia Prada e Karl Lagerfeld descrivano se stessi, molto correttamente, come artisti applicati, quasi come artigiani che si dedicano alla moda, Abloh, invece, ha definito la Holzer una “collega artista”.

“No letter comes from the wounded Iran as long as death is the messenger and as the man”, (“Nessuna lettera arriva dall’Iran ferito fintanto che la morte è il messaggero e così l’uomo”, ndr.) si legge in una sgrammaticata poesia proiettata durante lo show, mentre passava un modello in pantaloncini corti bianchi di nylon e un grembiule tagliato con un’apertura realizzata appositamente per mostrare la sua pancia. Al termine della sfilata, lo stilista è apparso tra il pubblico per inchinarsi con il suo cast di modelli fra tiepidi applausi. Nel mentre, una signora anglosassone un po’ burlona in prima fila chiedeva a voce alta: “Come si dice pretentious in italiano?”…. (Si dice presuntuoso/pretenzioso).
Versione italiana di Gianluca Bolelli
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