17 mar 2014
Pimkie delocalizza la logistica in Germania chiudendo il sito di Cornaredo. 70 i licenziati
17 mar 2014
Secondo il quotidiano milanese "Il Giorno", purtroppo i costi di gestione del magazzino di Cornaredo (MI) sono ritenuti insostenibili da Pimkie, per cui il gruppo francese dell’abbigliamento della famiglia Muillez, che gestisce più di 80 negozi in tutta Italia, ne ha confermato la chiusura.

La piattaforma logistica di Italia Modisti, controllata di proprietà della catena d'abbigliamento transalpina, è ormai decisa a chiudere le porte del sito cornaredese. Tra le cause della situazione c'è sicuramente la a contrazione dei volumi di vendita del mercato italiano, con costi di gestione divenuti progressivamente troppo alti.
Queste difficoltà avevano già spinto lo scorso 29 gennaio il gruppo transalpino ad aprire la procedura di mobilità, comunicando la scelta strategica di delocalizzare queste attività nella piattaforma di Willstatt, in Germania, offrendo così ampie garanzie ai titolari dei propri negozi sulla velocità di gestione degli ordini.
Diversa invece la situazione dei dipendenti che a Cornaredo si occupano dello smistamento dei capi verso gli scaffali di tutta Italia, dato che Pimkie, nonostante gli interventi di Provincia di Milano, Commissione Attività Produttive della Regione Lombardia e dei sindacati (con diverse manifestazioni di protesta organizzate davanti alle vetrine dei negozi milanesi di Pimkie, in Via Torino e Corso Buenos Aires nelle scorse settimane), ha ormai confermato la scelta di delocalizzare l’intero comparto logistico in Germania, e quindi di licenziare 70 dipendenti della sede cornaredese, fra i quali spiccano 58 donne over 40, che per l'età non più giovanissima e la crisi del mercato del lavoro molto difficilmente potranno tornare in gioco.
Il fatto è che il sito tedesco è di proprietà di Pimkie, a differenza del magazzino di Cornaredo, il cui modello secondo l'azienda "non è più sostenibile per gli alti costi di gestione e di affitto", riporta il quotidiano milanese. “Nonostante le proteste di lavoratori e sindacati, l’azienda non ha cambiato idea e senza progetti di ricollocazione il 15 aprile 70 dipendenti saranno in mezzo alla strada”, si legge ancora su "Il Giorno".
Chiusa la logistica, nel sito lombardo rimarrebbero solo gli uffici amministrativi, dove lavorano una quarantina di persone, ma secondo i sindacati non ci sarebbero garanzie neanche su una loro stabile permanenza, indica il quotidiano.
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