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7 nov 2012
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Pier Luigi Loro Piana: "Consegnamo a produttori cinesi da molto più tempo degli ultimi dieci anni"

Pubblicato il
7 nov 2012

Pier Luigi Loro Piana, che guida la sua azienda familiare ed è stato il penultimo presidente di Milano Unica, ha puntualizzato che cosa pensa della Cina a margine di Intertextile Shanghai, salone svoltosi dal 22 al 25 ottobre. La fiera, co-organizzata da Messe Frankfurt, ha ospitato Milano Unica Cina, che ha riunito 124 espositori italici.

Fashionmag.com: Qual è il suo rapporto con la Cina?
Pier Luigi: Veniamo da molto tempo in Cina come buyer di cachemire e dunque conosciamo bene questo Paese. Mio padre veniva qui sin dagli anni '60 a comprare cachemire e io ho continuato la tradizione di venire ad acquistarlo di persona. In Italia non abbiamo la materia prima. In compenso, tutto è realizzato da noi: la confezione, la tessitura e anche la tintura.

Pier Luigi Loro Piana.


FM: E oggi invece, lei è espositore?
PL: Oggi, alcune aziende cinesi acquistano i nostri tessuti di lana e di cachemire. E ogni anno questo mercato premium si sviluppa sempre più.

FM: Da quanti anni vendete in Cina?
PL: Da una decina d'anni, ma in realtà forniamo a fabbricanti cinesi da ben più tempo. Il fenomeno è cominciato con alcuni marchi americani, che compravano i tessuti o gli accessori italiani e li facevano consegnare ai loro subfornitori cinesi. Ciò avveniva tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90. E i cinesi hanno imparato a fare dei prodotti. In Cina ci sono migliaia di milionari. Sull'altro versante del mondo industriale, a monte delle filiera quindi, essi hanno imparato a realizzare tessuti e anche a copiare. La questione è: come può sopravvivere l'industria italiana? Abbiamo optato per la qualità e la ricerca, invece che sulla quantità. Siamo su un segmento premium ed è questa la ragione per la quale ci troviamo qui, con più di 120 colleghi. La varietà dell’industria italiana è anche la sua forza.

FM: Ma qual è l'obiettivo di Milano Unica Cina? Incontrate dei subfornitori o dei brand?
PL: Vogliamo far conoscere i prodotti italiani alle case di moda cinesi. Le griffe, che subappaltano lavorazioni in Cina, ci incontrano a Milano o a Parigi. In questa location, il tutto diventa interessante per la Cina, ma anche per la zona Asia-Pacifico. Per le aziende cinesi che comprano non è così facile venire in massa con il proprio team a Milano.

FM: E il potenziale per lei?
PL: Una ventina di case. In futuro potremo forse raddoppiare questo numero.

FM: A parte la Cina, quali altre nazioni oggi rappresentano sorgenti di sviluppo?
PL: L'America Latina non ancora. Questi Paesi proteggono notevolmente in loco la loro industria tessile, ma è soprattutto l'abbigliamento che vi crea occupazione. Da qui la nostra incomprensione. E i russi importano maggiormente prodotti finiti che tessuti. Quanto all'Europa, non sono preoccupato, ma sorpreso che alcuni scoprano dopo dieci anni di moneta comune che non abbiamo ancora alcun sistema che protegga il valore di questa nostra moneta.

Bruno Joly (Versione italiana di Gianluca Bolelli)

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