31 gen 2018
Pepe Jeans London spinge sul franchising e sull’ecosostenibilità con “Wiser Wash”
31 gen 2018
Pepe Jeans London prevede di chiudere l’esercizio 2017/18 (l’anno fiscale terminerà il 31 marzo prossimo) con un buon incremento rispetto al 2016/17. “In Italia gli ordini venduti sono cresciuti di un 6-7% lo scorso anno. A livello globale l’incremento del giro d’affari varia tra il 4% e il 7%”, rivela a FashionNetwork Carlo Gallo, Country Manager Italia di tutti i marchi del gruppo che oggi ha sede a Sant Feliu de Llobregat, vicino Barcellona, ma che è stato fondato nel 1973 nella zona di Portobello Road a Londra dai fratelli Nitin, Arun e Milan Shah.

“Il gruppo Pepe Jeans controlla anche i brand Hackett, Façonnable e Norton, e per la Spagna e la Penisola Iberica è da sempre l’agente generale per il gruppo PVH (Tommy Hilfiger, Calvin Klein…) per i quali gestisce la distribuzione sia wholesale che retail, e dovrebbe chiudere l’esercizio su un fatturato consolidato attorno ai 700 milioni di euro”, prosegue il manager, “solo il brand Pepe Jeans ne vale circa la metà. Pepe non ha solo una componente wholesale di diffusione in oltre 7.000 store multimarca mondiali, ma possiede anche 300 negozi monomarca al dettaglio”.
Il gruppo iberico (acquistato nel 2015 da L Capital Asia, di cui LVMH è un azionista di riferimento, e dal fondo d’investimento libanese M1 Fashion, il quale ha poi ceduto a Pepe Jeans nel novembre 2016 la gestione diretta al 100% del marchio Façonnable) focalizzerà il prossimo sviluppo soprattutto su una “nuova formula di franchising a margine condiviso, una sorta di conto estimatorio, che ci dovrà portare ad avere in pochi anni almeno 100 negozi gestiti in franchising in Europa di superficie variabile tra i 100 e i 150 metri quadri”, prosegue Gallo. “Abbiamo cominciato dall’Italia con 4 punti vendita in Sicilia e il progetto è di aprirne 12 nello Stivale nei prossimi 2 anni”. Pepe Jeans ha aperto uno store in un outlet in Italia nel 2017, ma non ci sono state inaugurazioni di negozi full price lo scorso anno proprio perché il focus è un altro al momento, ha puntualizzato Carlo Gallo.

Il 50% del fatturato aziendale è ottenuto con il brand Pepe Jeans, il secondo marchio è Hackett, segue Façonnable, “di cui sono stati riazzerati progetto, struttura e collezioni per rilanciarlo”, precisa Gallo. “La divisione che è cresciuta maggiormente l’anno scorso è il footwear, che aumenta del 20-30% ogni stagione da quando è nata. Il primo mercato di Pepe Jeans London è l’India, dove è il brand leader del settore”, dice il Country Manager Italia, “con oltre 100 milioni di dollari di turnover; in Europa sono nell’ordine, Spagna, Germania, Francia e Italia”.
All’ultimo Pitti Uomo, Pepe Jeans ha presentato “un nuovo e totalmente diverso processo di lavaggio che ci consente di realizzare il jeans washed più sostenibile reperibile sul mercato”, s’inserisce Trevor Harrison, Direttore del Design della divisione Denim di Pepe Jeans. Messo a punto a Los Angeles dalla società Eco Prk, Pepe ne ha la completa esclusiva. Nel processo si risparmia il 70% dell’energia abitualmente necessaria per lavare un jeans e ben il 90% di acqua.

“Nel 2018 Pepe Jeans festeggia il 45° compleanno, e per continuare a realizzare jeans anche per i prossimi 45 anni volevamo essere più sostenibili per l’ambiente portando questa innovazione al mercato. È un messaggio fortissimo: senza differenze di prodotto o di prezzo per il consumatore, e utilizzando solamente due bicchieri d’acqua nel procedimento, abbiamo dimostrato all’industria che non abbiamo bisogno di prodotti chimici per lavare i jeans. Si pensi che la stessa azienda che crea il “Wiser Wash” innaffia le piante nella sua sede con l’acqua scaturita dal procedimento, per dire quanto sia pulita”, precisa Harrison.
“Il processo di lavaggio di denim e indigo è estrememante controverso al momento”, ricorda Trevor Harrison, “perché richiede prodotti chimici che vengono scaricati sul terreno; a quel punto il suolo è morto e non puoi più farvi crescere piante. Vengono realizzati circa 6 miliardi di jeans ogni anno, che richiedono mediamente 80 litri d’acqua l’uno nella fase di realizzazione".

"La moltiplicazione dei due dati porta alla preoccupante quantità d’acqua che si spreca. La nostra non è una scelta legata al fatturato o all’immagine - anche se sappiamo che tutte le generazioni più giovani, nostro target, sono molto più attente a tutto ciò che è pulito ed ecosostenibile - pensiamo invece che sia necessario fare qualcosa di importante per l’ambiente, e credo che ci siamo riusciti”, conclude il designer.
Partito con i dieci modelli di jeans più rappresentativi e venduti del brand, per uomo e donna, Pepe Jeans London adotterà progressivamente questo procedimento innovativo in tutti i tipi di tessuti e capi d’abbigliamento delle prossime collezioni.
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