Ansa
14 set 2015
NYFW: 11 settembre spirituale per Givenchy
Ansa
14 set 2015
Un tributo di amore al melting pot di New York, il crogiolo dove razze, religioni e lingue diverse si incrociano, in un giorno difficile, l'11 settembre, e in un luogo altrettanto difficile: sullo sfondo della Freedom Tower che si incrocia con le torri di luce che mimano, guardando al cielo, le Twin Towers distrutte dai terroristi.

Per la prima volta in 63 anni di storia - regista e madrina Marina Abramovich - la Maison fondata da Hubert de Givenchy ha lasciato Parigi per presentare la nuova
"L'America è il primo paese che ha creduto in me", spiega Tisci, pugliese come Roberta Vinci e Flavia Pennetta, che disegna la griffe da 10 anni: "E' un modo di ringraziarla per quello che mi ha dato". Lo show coincide con l'apertura della nuova flagship sull'Upper East Side, ma il messaggio commerciale passa in secondo piano.

Per il suo show ad alta carica spirituale, oltre al solito pubblico di giornalisti, buyer e una altissima percentuale di celebrità e muse - Kim Kardashian e Kanye West, Madonna e Rihanna, Julia Roberts, Uma Thurman, Nicki Minaj, Pedro Amodovar, il fotografo Fabrizio Ferri, Courtney Love, Lyv e Steve Tyler - c'erano i 1.200 invitati venuti dalla città: residenti di Downtown devastata dagli attentati, studenti delle scuole di moda estratti "a sorte".
Givenchy ha invaso i Five Boroughs con enormi schermi installati a Manhattan, mentre autobus sponsorizzati giravano dal Bronx ad Harlem, da Brooklyn a Queens, invitando a partecipare.

Lo stilista ha costruito la sua carriera su questo tipo di sorprese. Stavolta la collezione è rigorosamente in bianco e nero. "L'11 settembre è il giorno più triste nella storia americana recente. Come direttore artistico ho creato un momento rispettoso e umile", spiega la Abramovich. La Freedom Tower è illuminata mentre scende la sera. Le Torri di Luce che in occasione dell'anniversario riempiono il vuoto di quasi tremila morti la incrociano e puntano al cielo.
I passaporti di Riccardo e di Marina introducono le note distribuite alla sfilata - lui pugliese di Parigi, lei ex jugoslava, ma olandese - e alludono al mondo dei popoli e dei confini che stanno cambiando sotto i nostri occhi. Il set è un "villaggio" che assomiglia a un campo profughi, costruito di pallets, materiali riciclati e macerie. La musica, da sei culture e religioni diverse, unisce senza discriminare.

Inclusività, nuova vita, speranza, solidarietà, sono i valori che ispirano la collezione in cui i simboli religiosi fanno da contrappunto, proprio come quella tragedia di 14 anni fa è stata un melting pot della morte: "Cappotti ebrei, drappeggi e pizzi cristiani, ricami buddisti", spiega Tisci dopo lo show. Bianco e nero sono i colori della collezione da boudoir con top diafanissimi di lingerie abbinati a pantaloni larghi filigranati col pizzo e il consueto sfumarsi di maschile e femminile.
Delle 89 uscite, di cui 20 maschili, alcune erano dedicate alla haute couture con le modelle truccate con speciali maschere create dall'artista del make-up Pat McGrath. Che alla prima top Mariacarla Boscono non ha messo in volto alcun tipo di trucco. Per Tisci Mariacarla è tornata a New York: non vi sfilava da quell'11 settembre.
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