Michael Kors continua a calare anche nel terzo trimestre
Michael Kors cala ancora nel terzo trimestre dell'esercizio in corso. Nei primi 9 mesi dell'esercizio 2016-17, chiuso il 31 dicembre, il fatturato del marchio statunitense di lusso accessibile ha raggiunto i 3,42 miliardi di dollari (3,2 miliardi di euro), diminuendo del 2,4% (-2,3% escludendo gli effetti valutari). L'utile netto si è invece assestato sui 579 milioni di dollari (542 milioni di euro), calando del 12% rispetto allo stesso periodo di un anno prima, secondo le cifre semestrali pubblicate dalla griffe.
Nel solo terzo trimestre d'esercizio, il fatturato di MK è diminuito del 3,2%, a 1,35 miliardi di dollari (1,26 miliardi di euro), mentre l'utile netto è calato dell'8%, a 271,3 milioni di dollari (254 milioni di euro). Questi risultati sono stati presentati come “in linea con le nostre aspettative” da John Idol, il CEO della società, che si dice soddisfatto “della buona risposta dei consumatori nei nostri siti di e-commerce in Europa”.
Ma tali dati hanno di fatto costretto l'azienda a rivedere al ribasso i propri obiettivi per l'intero esercizio, come ha del resto indicato nel suo comunicato. Il marchio statunitense punta adesso ad ottenere un fatturato situato attorno ai 4,48 miliardi di dollari (4,2 miliardi di euro), contro i 4,55 miliardi di dollari (4,26 miliardi di euro) sui quali puntava nel trimestre precedente.
Il boss del gruppo si è detto "deluso", in particolare per il calo trimestrale delle vendite a perimetro comparabile nei negozi nordamericani ed europei del marchio, senza fornire cifre.
“Noi crediamo che i venti contrari in quei mercati proseguiranno lungo tutta la stagione fino a primavera”, avverte il CEO, sottolineando, tra le altre cause, “la riduzione delle presenze nei centri commerciali, le fluttuazioni valutarie, l'incertezza che circonda alcuni cambiamenti politici in atto in vari Paesi europei”.
Le vendite nette nei punti vendita monomarca sono cresciute nel terzo trimestre del 9,2%, a 836,2 milioni di dollari (783 milioni di euro), ma unicamente grazie all'Asia, dove il fatturato si è quadruplicato (regione a grande potenziale per il brand, come ha sottolineato il massimo dirigente), mentre le vendite sono leggermente diminuite in America e in Europa.
Le vendite nette sono stati spinte dall'apertura di 193 boutique in un anno, tra le quali ci sono 143 punti vendita recuperati a seguito della ripresa del controllo diretto delle vendite nella Grande Cina e in Corea del Sud, indica il gruppo. A perimetro comparable, il fatturato è calato del 6,9% nel periodo fra ottobre e dicembre del 2016.
Sono le vendite all'ingrosso quelle ad aver principalmente contribuito in negativo al minor fatturato del gruppo, oltre al calo delle royalty legate alle licenze. Nell'ultimo trimestre, le vendite wholesale di Michael Kors sono infatti diminuite del 17,8% (-17,5% escludendo gli effetti valutari), a 473,1 milioni di dollari (443 milioni di euro), mentre le licenze hanno apportato al marchio 43 milioni di dollari (40 milioni di euro), per un calo del segmento del 23%.
Di fronte a un mercato americano saturo e in sofferenza, che resta lo sbocco principale per Michael Kors, con un fatturato trimestrale di 983,8 milioni di dollari (921,4 milioni di euro), l’Asia resta il mercato più dinamico per il marchio statunitense: è la regione che registra un netto miglioramento grazie al riacquisto dei suoi negozi in diverse regioni. L’Europa rappresenta però un mercato molto più importante, con un giro d'affari di 256,7 milioni di dollari (240 milioni di euro).
Il gruppo quotato a Wall Street possiede un totale di 816 negozi e concessioni, contro i 623 dello stesso periodo dell'anno precedente. Tenendo conto dei punti vendita in franchising, la griffe poteva contare 944 negozi in tutto il mondo al 31 dicembre 2016.
Dominique Muret (Versione italiana di Gianluca Bolelli)
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