Gianluca Bolelli
24 nov 2016
Michael Kors cala nel primo semestre
Gianluca Bolelli
24 nov 2016
Dopo anni di crescita selvaggia ed un recente rallentamento, Michael Kors accusa una contrazione. Si tratta del primo calo trimestrale delle vendite da quando il marchio statunitense di lusso accessibile si è quotato in Borsa nel 2011. In questo primo semestre del suo esercizio 2016-17, chiuso il 1° ottobre, il fatturato del brand ha raggiunto i 2,08 miliardi di dollari (1,93 miliardi di euro), diminuendo dell'1,9% (-2% escludendo gli effetti valutari). L'utile netto si colloca invece a 308 milioni di dollari (287 milioni di euro), calando del 16% rispetto allo stesso periodo di un anno prima, secondo le cifre semestrali pubblicate dalla casa di moda.

Nel solo secondo trimestre del proprio esercizio, il fatturato di MK è diminuito del 3,7%, a 1,09 miliardi di dollari (1,01 miliardi di euro), mentre l'utile netto è crollato di un -16,6%, a 160,9 milioni di dollari (150 milioni di euro). Questi risultati, che hanno determinato la caduta del titolo aziendale in Borsa all'indomani della loro pubblicazione, sono comunque stati presentati come relativamente soddisfacenti, perché "al di sopra delle aspettative" del gruppo.
"I nostri risultati hanno continuato a subire l'impatto della diminuzione del turismo e delle presenze nei centri commerciali in alcune grandi città, così come della nostra decisione strategica di ridurre le vendite nella rete wholesale negli Stati Uniti", commenta in un comunicato John Idol, il CEO della società, che si dice comunque fiducioso "della capacità del gruppo di guidare la crescita nel lungo periodo e di aumentare il valore per i suoi azionisti".
Sono le vendite all'ingrosso, in effetti, che hanno portato alla diminuzione del fatturato, così come il calo delle vendite sul mercato americano, e la diminuzione delle royalties legate alle licenze. Nell'ultimo trimestre, rispetto all'esercizio precedente, le vendite all'ingrosso sono diminuite del 18,4% (-18,5% escludendo i cambi), mentre le licenze hanno portato al brand 38,8 milioni di dollari (36,1 milioni di euro), pari a un calo del 10,2% del segmento.
Nello stesso periodo, le vendite nette nei negozi monomarca Michael Kors sono progredite del 12,1%, a 597,2 milioni di dollari (555,8 milioni di euro), spinte dall'apertura di 198 boutique in un anno, compresi 137 negozi recuperati a seguito della ripresa del controllo diretto delle vendite nella Grande Cina e in Corea del Sud, indica il gruppo. A perimetro comparabile, il giro d'affari è diminuito del 5,4% fra luglio e settembre 2016.
Per regioni, l'America del Nord resta il primo sbocco di mercato per Michael Kors, con un fatturato di 1,436 miliardi di dollari nel semestre (1,33 miliardi di euro). Ma le vendite nella zona si riducono drasticamente, scendendo dell'11,1% nel trimestre (-8,3% nel semestre).
Di fronte a un mercato americano saturo e in sofferenza, l’Asia rimane il mercato più dinamico per il brand. La regione registra un netto miglioramento delle vendite, con un fatturato che vola a un +96,5%, a 95,1 milioni di dollari (88,5 milioni di euro). L’Europa rappresenta un mercato molto più importante per il marchio statunitense, con un giro d'affari di 248 milioni di dollari (231 milioni di euro), ma la sua progressione si limita all'1,9% in questo secondo semestre fiscale (+3,5% a valute costanti).
Il gruppo quotato a Wall Street controlla un totale di 787 fra negozi e concessioni, contro i 589 dello stesso periodo dell'anno precedente. Tenendo conto dei punti vendita in franchising, la griffe conta 905 punti vendita nel mondo al 1° ottobre 2016.
Per l'intero anno, l'etichetta statunitense riduce i propri obiettivi, puntando su un giro d'affari situato attorno ai 4,55 miliardi di dollari (4,24 miliardi di euro) contro i 4,7 miliardi di dollari (4,37 miliardi di euro) realizzati al termine dell'esercizio precedente.
Dominique Muret (Versione italiana di Gianluca Bolelli)
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