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Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
12 apr 2017
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Michael Burke su Jeff Koons e sul perché Vuitton continui a crescere

Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
12 apr 2017

Sono stati quindici giorni fitti di impegni gli ultimi per il CEO di Louis Vuitton, Michael Burke, che martedì ha svelato l’ultima collaborazione del brand, una linea di borse con stampe di capolavori di grandi maestri della pittura disegnate dall’artista americano Jeff Koons. Un giorno prima, Vuitton ha pubblicato i suoi ultimi dati di vendita, che sono impressionanti. Intanto, nelle due settimane precedenti, LV ha presentato la mostra “Les Objets Nomades” al Salone del Mobile di Milano, e nello spazio di pochi giorni venivano presentate, a Ginevra e Courchevel, le ultime idee di Vuitton nell’orologeria di alta gamma.

Michael Burke, Presidente e Direttore Generale di Louis Vuitton - LVMH


Ma è il progetto con Koons che lo eccita di più. “È stato un rapporto a tre: un grande artista, un grande marchio e una grande idea. Lavorare con Jeff Koons è stato proprio bello. Ci siamo incontrati varie volte parlando di tanti temi – tutti riferiti all’arte. E ha funzionato bene. Lui era super ispirato”, ha detto Burke in una telefonata dalla sua limousine sulla strada per il Louvre, per una cena di gala celebrativa con l'artista New Pop.
 
Koons ha utilizzato cinque delle sue riproduzioni di dipinti di grandi maestri (“Monna Lisa”, o “La Gioconda” di Leonardo Da Vinci, “La caccia alla tigre” di Rubens, “La gimblette” di Fragonard, “Campo di grano con cipressi” di Van Gogh e “Marte, Venere e Cupido” di Tiziano) per sviluppare una linea di borse - la “Speedy”, la “Keepall” e la “Neverful” - per Vuitton.

“Per me, questo è il modo che Jeff ha utilizzato per dire che tutti in fondo sono influenzati da tutti. Il mio preferito è il Rubens, ma esso stesso è stato ispirato da un altro dipinto di una battaglia di Leonardo Da Vinci, dal quale Rubens stesso è partito. Non sapevamo dove Jeff ci avrebbe portato. Aveva tantissime idee – talvolta contraddittorie – e alla fine ha scelto "Gazing Ball". Il riflesso, immagino, è ciò che gli è piaciuto. C’è un vero legame fra il lusso e il riflesso, sin dal momento dello sviluppo dello specchio a Venezia, che è ciò che ha fatto decollare il lusso”, secondo Michael Burke, che è il CEO del più grande marchio di prodotti luxury del mondo.
 
Louis Vuitton ha già proposto delle borse (molto ricercate) create in collaborazione con artisti come Stephen Sprouse, Takashi Murakami e Richard Prince. Ma alla fine questi sono stati tutti indirizzati stilisticamente dal direttore creativo Marc Jacobs. Il suo successore, Nicolas Ghesquière, non ha avuto invece proprio niente a che fare con la collaborazione con Jeff Koons, che è stata gestita direttamente da Michael Burke e dal vicepresidente esecutivo Delphine Arnault.
 
A differenza degli altri artisti, Koons ha giocato completamente con il monogramma LV.
 
“Eh, quando ha detto sì, non sapevamo cosa avrebbe fatto. Non ha chiesto nessun permesso, ma è semplicemente tornato con un'idea già completamente formata. Quadri? E come possono non piacerci. E stava già giocando con il monogramma. La parola che Jeff continuava ad usare è “umanistico”. Ci siamo incontrati a New York e a Parigi e dovunque è stato tutto molto naturale”, ha insistito Burke.
 
“Si tratta di cinque grandi tele, utilizzate da un artista per una casa di moda”, ha aggiunto Burke, che ha puntualizzato che la linea, che non è una limited edition, sarà venduta in un terzo dei 450 punti vendita di Vuitton.
 
Il lancio è avvenuto il giorno dopo che LVMH ha annunciato che la sua divisione ‘Moda e Pelletteria’, la maggioranza della quale è rappresentata proprio da Vuitton, ha visto aumentare le vendite del 15% nel primo trimestre 2017, a 3,405 miliardi di euro.
 
“Louis Vuitton è come un motore V12 perfettamente a punto. Stiamo lavorando al massimo; cresciamo in tutti i Paesi e vendiamo bene in ogni categoria di prodotto. Non abbiamo nessuna reale debolezza”, si vanta Burke.
 
La settimana scorsa, a Milano, più di 6.000 persone sono entrate ogni giorno all’esibizione “Les Objets Nomades”, che metteva in mostra 15 pezzi personalizzati di mobili da viaggio, formando ogni giorno una lunga coda all’esterno dell’edificio. E anche a Courchevel, gli ospiti si sono presentati in massa alla presentazione solo su invito all’interno del “Cheval Blanc”, un hotel del gruppo LVMH, per scoprire le ultime idee del gruppo nel campo dell’alta orologeria.
 
“Abbiamo venduto degli orologi di alta gamma – tutte edizioni limitate, o speciali o personalizzate. Prezzo medio 200.000 euro. E ne abbiamo vendute 35. Non male!”, ha sorriso il CEO.
 
In sintesi, gli altri marchi possono diminuire il loro fascino, gli stilisti perdere il lavoro e gli amministratori delegati andare in pensione, ma Louis Vuitton continua a procedere a gonfie vele, sempre sulla breccia.
 
Versione italiana di Gianluca Bolelli

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