Ansa
2 mar 2015
MFW: Roberto Cavalli, l'ultima sfilata prima di vendere
Ansa
2 mar 2015
La maison Cavalli andrà avanti con la nuova proprietà, ma quella di Milano Moda Donna A/I 15/16, potrebbe essere stata l'ultima sfilata della creatività firmata da Roberto. E a bordo passerella, ovviamente, non si parlava d'altro: la firma per la vendita della quota di maggioranza del gruppo al fondo Clessidra ancora non c'è, e quindi non ci sono stati i momenti di commozione e gli applausi scroscianti che accompagnano un addio ufficiale, ma lo stilista non ha negato la sua imminente uscita di scena.

"Che effetto mi fa? Ancora non lo, ma spero di potermi riposare" ha detto poco prima della sfilata. Guai però a parlare di ritiro. "Sono un vulcano" ha scherzato, aggiungendo: "sarà il tempo a dire cosa farò". Quel che è certo è che "non lascerò le mie origini". Per l'amministratore delegato Daniele Corvasce "non è detto che in futuro la proprietà non sarà coinvolta, il ruolo di Cavalli potrebbe essere quello di socio fondatore". Alla guida dello stile della maison potrebbe arrivare l'attuale direttore creativo di Pucci, Peter Dundas, che secondo i bene informati avrebbe già firmato.
"Si fa il suo nome - ha minimizzato Cavalli - ma se ne fanno anche tanti altri". Da parte sua Dundas, che per una strana coincidenza è in passerella stasera a Milano con Pucci, sembra aver preparato quasi una collezione d'addio alla maison di cui ha guidato lo stile per 8 anni. Se il nuovo stilista non è ancora ufficiale, nella trattativa con Clessidra c'è "un unico punto fermo: il presidente - ha detto Corvasce - sarà Francesco Trapani". Adesso si attende solo l'annuncio ufficiale: "tocchiamo ferro, stanno facendo - ha raccontato l'AD - la 'due diligence'", ossia l'analisi dei conti della società. Si vocifera che Cavalli venderebbe una quota tra l'80 e il 90% del gruppo, cifre che Corvasce non ha confermato, precisando però che "sarà una quota superiore al 51%". Resta da vedere se le trattative si chiuderanno entro i tempi preventivati, ovvero fine marzo inizio aprile, o addirittura prima.

Se a bordo passerella c'era aria di vendita, in pedana si respirava invece profumo di Cina, con i grandi bottoni d'oro con i motivi delle pagode a segnare gli abiti, i cappotti e i maxi gilet a vita alzata. I tralci di fiori dipinti sui vasi Ming si arrampicano in metallo dorato sui tacchi di plexi trasparente degli stivaletti alti, portati con gonne e abiti corti e cortissimi, e di quelli bassi, messi con gli ampi pantaloni sartoriali. Le tute di seta che lasciano scoperta la schiena sono solcate da dragoni, i lunghi cappotti in cavallino maculato, visone o cashmere double hanno le fodere prima dipinte e poi ricamate come gli smalti.
C'è poi tutta una parte in madras ispirata a un cheonsgam, l'abito tradizionale cinese, indossato da Maggie Cheung nel film "In the Mood for Love". Le losanghe riprese dalla pellicola di Wong Kar Wai diventano un ricamo selleria bianco in pelle sui paltò in crepe di lana ottanio, un motivo in spago bianco sulle micro paillette nere di alcuni abiti da sera, si mischiano a stampe floreali, si disegnano in paillettes bianche sul visone, si declinano in satin di seta sfilata effetto "pelliccia".
Per la sera abiti "Shanghai night" corti-corti o lunghi-lunghi, in plissé soleil in chiffon degradé, in liquide paillettes con intarsi di tulle, a portafoglio con ricami in velluto che ricreano un giardino d'oppio.
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