Ansa
29 feb 2016
MFW : lo stile è scomponibile, l'eleganza da indossare
Ansa
29 feb 2016
C'è una moda che vive solo su Instagram e nei fashion blog e c'è un'eleganza che parla alle donne e pensa al loro quotidiano. E' questo stile da indossare quello visto in passerella a Milano. Abiti fatti non per essere mostrati ma per entrare nel guardaroba delle donne.

Eleganza lussuosa ma reale quella proposta da Bottega Veneta, declinata in morbidi cappotti lunghi in maglia, pantaloni slanciati dai tacchi, abitini a pieghe con le spalle ricamate. Tutto ha un'aria reale, quotidiana, eppure inaspettata, grazie a tessuti agugliati e decorazioni applicate in maniera irregolare.
Sono un lavoro di ricerca pazzesco ma sono pensati per essere portati anche giù dalla passerella gli abiti di Ermanno Scervino, che ha fatto cinque mesi di tentativi prima di arrivare a realizzare il pizzo plissé degli abiti da sera, ma pensa anche al giorno, con i cappotti da zarina con gli alamari di perline e i bordi in pelliccia, le giacche sagomate come la lingerie, i completi di tweed con ricami di cristalli colorati.

Alle donne piace giocare con la moda e per loro Natasa Cagalj, designer di Ports 1961, ha pensato a una collezione tutta scomponibile, con il cappotto che si trasforma in cappa, i pantaloni che cambiano forma risvoltandoli in vita, il grembiule di maglia da mettere anche come un mantello, il coprispalle di paillettes da far passare dal cappotto al pullover.
Uno stile che piace anche a Erika Cavallini, che propone un guardaroba da ricomporre in maniera autonoma, con la piccola gonna appoggiata al pantalone maschile, il pannello plissé che spunta sul trench, l'abito tagliato a svelare la fodera di organza color carne. La moda scomponibile è anche nel Dna del giapponese Ujoh, che ha debuttato in passerella a Milano, ospite dell'Armani Teatro, mischiando abiti-giacca sportivi con stringhe e nastri di piume, ampi cappotti eleganti e gilet multistrato, tubini classici e gonne in macramé, caban tecnici e gilet couture, tubolari monospalla su camicie candide.

La sobrietà diventa esasperata sulla passerella di Jil Sander, con proporzioni volutamente estreme che definiscono la silhouette del prossimo inverno disegnata da Rodolfo Paglialunga. Così cappotti e giacche hanno spalle forti, volumi audaci, maniche allungate. I volumi sono lontani dal corpo, ma raccolti sul retro da fiocchi, gli abiti sotto il ginocchio sono sottili e svelano una figura elegante mossa da asimmetrie e pieghe, mentre le maglie di mohair lucido aggiungono una nota selvaggia.
C'è poi un minimalismo imperfetto, fatto di dettagli apparentemente sbagliati o dimenticati, come quello di Cividini, con lo spolverino in poliestere con la piega che sembra stirata male e il piccolo blazer effetto non finito. C'è più di un vago sentore minimale nella collezione firmata Aquilano Rimondi perché "ci siamo tutti lasciati prendere da Instagram, dall'essere wow che però - sottolineano i due stilisti - non rappresenta le donne".

Ecco dunque bei cappotti in cashmere doppiopetto con breitschwanz sovratinto, caban con bande in pelle laminata applicate a contrasto o con cappucci di montone, pantaloni fluidi in satin cipria portati con T-shirt di paillettes. Assenti stampe e decori perché "per molti anni se ne sono viste anche troppi in passerella, ma poi in strada - notano i designer - vedi che non c'è questo eccesso, che la donna vuole sentirsi sicura"
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