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Pubblicato il
8 gen 2016
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Marco De Vincenzo: "La creatività è l’elemento che bisogna difendere più di tutti"

Pubblicato il
8 gen 2016

Col suo stile concettuale molto personale, Marco De Vincenzo a 37 anni si sta affermando più che mai come uno degli stilisti più interessanti del momento. Il siciliano collabora da oltre 15 anni con la Maison Fendi, di cui è Head Designer per la pelletteria. Parallelamente, ha lanciato il proprio marchio di prêt-à-porter femminile di lusso nel 2009, di cui il gruppo LVMH possiede il 45% dal 2012.

Marco De Vincenzo


Ospite d'onore del salone fiorentino Pitti Uomo, lo stilista ha programmato una performance particolare giovedì prossimo, 14 gennaio, all'interno del “Teatro Niccolini”, il teatro più antico di Firenze, che riaprirà i battenti dopo 20 anni. L’occasione giusta per lo stilista per fare il punto della sua carriera, svelando anche i suoi prossimi progetti, come il lancio degli accessori in febbraio.

FashionMag: Quale tipo di evento ha programmato per il Pitti Uomo, di cui è uno degli ospiti d'onore di questa stagione?

Marco De Vincenzo: Il progetto che organizzo al Pitti Uomo, il 14 gennaio, è un modo per approfondire il mio legame con l'arte. La moda ne ha bisogno ed occasioni di questo tipo sono esattamente ciò che i designer attendono per rafforzare i propri codici utilizzando un linguaggio differente.

FM: Come organizza il suo lavoro e soprattutto riesce a coniugare il doppio incarico che ha per la sua label e per Fendi?

MDV: Le mie giornate sono piene e molto articolate! Mi divido fra Roma, dove Fendi ha sede, e Milano, dato che i principali produttori del mio brand si trovano nel Nord Italia. La mia linea di prêt-à-porter è arrivata dopo 10 anni di collaborazione con Fendi, azienda in cui occupo ancora l'incarico di designer responsabile della pelletteria. Questa lunga esperienza mi ha insegnato ad organizzarmi liberamente e in maniera autonoma, in un clima di totale fiducia, trovando il giusto equilibrio.

FM: Come sta andando il suo marchio e azienda, creata nel 2009 e trasformata dal 2012 in una joint venture?

MDV: La società Marco De Vincenzo Srl è il frutto di una partnership tra me e LVMH, che ne possiede il 45% delle quote. Al progetto lavorano una decina di persone, mentre la distribuzione e una parte della comunicazione sono affidate ad agenzie esterne. Oggi, il marchio è distribuito in circa 80 punti vendita multimarca nel mondo, e cresce rapidamente, seguendo una strategia di sviluppo decisa dagli azionisti per i prossimi quattro anni.

FM: La presenza di un grande gruppo come LVMH al suo fianco ha limitato il suo raggio d'azione?

MDV: Ho una libertà totale, anche per il fatto che il mio brand è uno dei più giovani all'interno del gruppo. Le risorse aumentano. Tuttavia, a seconda dei momenti, navighiamo a vista per cercare di dare al progetto le competenze più appropriate. In un certo senso, cerchiamo di fare tutto su misura.

FM: Come vede l'evoluzione della sua professione?

MDV: Il mercato è imprevedibile. Certo bisogna ascoltarlo, ma senza esserne delle vittime. Alla fine, la creatività è l'elemento che è necessario difendere più di tutti. Bisogna concedersi del tempo per essere capiti. Spesso le idee sono assimilate dagli altri diverso tempo dopo rispetto al momento in cui sono state pensate. Un marchio giovane è più fragile, ma anche più libero dalle pressioni.

FM: Ha avuto dei momenti di frustrazione?

MDV: Nella creazione e nello sviluppo di un marchio, ogni fase ha le sue vittorie e le sue frustrazioni, l’importante è di focalizzare bene i propri obiettivi senza perderli di vista. Ciò può sembrare facile, ma non è affatto così quando sappiamo che i punti di vista di molte persone sul nostro lavoro possono essere utili, ma possono anche far vacillare le nostre certezze…

FM: Cosa pensa di tutti questi grandi stilisti che hanno preferito gettare la spugna sia mettendo fine alla propria label, come Kris van Assche, sia lasciando una prestigiosa direzione artistica come Raf Simons con Dior?

MDV: Nel caso di Raf Simons, credo che la rottura fosse prevedibile. Scelte tanto radicali sono il segnale di un'accelerazione dei ritmi della moda. Insieme ad altri stilisti coi quali ho discusso dell'argomento, ci siamo trovati tutti d'accordo su un punto: il desiderio di avere un po' più di tempo per ideare le collezioni. Il calendario inizia ad essere opprimente.

FM: Come giudica il sistema?

MDV: E' difficile giudicarlo o prevedere come si evolverà. Una cosa è sicura: il sistema può accogliere progetti di tipologie diverse. L’omologazione non farà parte del futuro.

FM: Quali sono i progetti futuri del suo brand?

MDV: Il lancio in febbraio di una linea di accessori. Per me, che vengo da una lunga esperienza nella pelletteria, sarà una tappa decisiva.

Dominique Muret (Versione italiana di Gianluca Bolelli)

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