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28 gen 2014
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Maison Lejaby si è creata un futuro

Pubblicato il
28 gen 2014

Il prossimo 3 marzo alle ore 19, all’Hôtel Salomon de Rotschild, il calendario della Fédération Française de la Couture, du Prêt-à-Porter, des Couturiers et des Créateurs de Mode (Federazione Francese della Couture, del Prêt-à-Porter, dei Sarti e dei Designer di Moda, ndr.) prevede sul suo sito la sfilata di Lea Peckre. Quando si parla con Alain Prost, il presidente di Lejaby, lui ci dice che il marchio di lingerie terrà proprio quel giorno e a quell'ora una sua sfilata… In realtà è tutto vero, ma si tratta della capsule collection che la maison ha firmato con la vincitrice 2011 del Festival di Hyères.

Alain Prost


In sostanza, il marchio Lejaby, ma oggi è meglio dire più correttamente Maison Lejaby, è riuscito ad allontanarsi dalle difficoltà del passato, quando l’ex dirigente di La Perla ha acquistato il marchio in crisi per tentare di rilanciare quello che chiama il suo savoir-faire francese.

E così oggi Lejaby ha potuto rendere noto per l'esercizio 2013 un giro d'affari di 28 milioni di euro, contro i 20 milioni registrati nel 2012, e ha maggiormente equilibrato il suo margine operativo lordo (Ebitda), per una perdita netta compresa fra un milione e due milioni di euro. «Era di 9 milioni di euro due anni fa», tiene a sottolineare Alain Prost.

«Sulla parte operativa è stato raggiunto il punto di pareggio. Siamo sulla buona strada», si rallegra l'ex direttore generale di La Perla, che aggiunge di puntare su una crescita di circa il 15% nel 2014 e su un utile netto positivo.

La società può quindi mettere la testa fuori dalla sabbia e finalmente è in grado di intravedere un futuro. Ma questi risultati ottenuto non sono stati privi di difficoltà. "Alain Prost ha sudato sette camicie", affermava un professionista del settore poco prima del salone della lingerie.

Ma Prost ha avuto anche il grosso rammarico di non essere stato capito a livello mediatico, quando la società che ha ricostruito si è presentata, e poi affermata sul mercato, come datore di lavoro francese che stipendiava 200 persone nell'Esagono, anche se produce la maggioranza dei suoi articoli in Tunisia.

Questo percorso ha attratto molti investitori, pronti ad accompagnare l'azienda nella sua nuova crescita. «Questa è la seconda tappa», sottolinea Alain Prost.

Lejaby realizza la maggior parte delle sue vendite (65%) con dei completini venduti fra gli 80 e i 150 euro, che competono con marchi come Chantelle o Simone Pérèle. Il brand ha anche sviluppato una linea “expert” per le grandi taglie (27% delle vendite) e una linea “couture” interamente confezionata in Francia, con prezzi che oscillano fra i 200 e i 400 euro, posizionata nel segmento del lusso, come Erès (gruppo Chanel) o La Perla.

Mentre il mercato francese della lingerie continua a ristagnare (è calato in valore dell'1,7% nel 2013, a 3,3 miliardi di euro), Lejaby vede passare la propria crescita attraverso una netta accelerazione dei suoi risultati all'estero, dove l'azienda realizza ormai il 65% delle vendite, soprattutto in Russia, suo primo mercato (col 20% delle vendite).

Anche il Medio Oriente sembra molto promettente, in particolare Dubai, dove la percentuale di acquisti di lingerie per abitante è la più alta al mondo. Una zona geografica nella quale Maison Lejaby spera di lavorare con diversi investitori all'apertura di negozi monomarca a nome proprio. Intanto, oltre l'Atlantico sono già in corso dei test per valutare l'appeal della linea grandi taglie.

Jean-Paul Leroy con Reuters (Versione italiana di Gianluca Bolelli)

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