Pubblicato il
27 ott 2010
27 ott 2010
LVMH smentisce piani per la vendita della sua unità liquori a Diageo
Pubblicato il
27 ott 2010
27 ott 2010
PARIGI/LONDRA, 25 ott 2010 – Il gruppo di lusso francese LVMH ha negato di avere in progetto la vendita del suo 66% di azioni della sezione vini e liquori, rappresentata da Moet Hennessy, al gruppo inglese di bevande alcoliche Diageo Plc.
![]() Il cocktail bar Diageo al Terminal 5 del World Duty Free Shop dell'aeroporto londinese di Heathrow. Foto: Corbis |
Le azioni di entrambi i gruppi sono schizzate verso l'alto a seguito delle voci secondo le quali Diageo, che possiede l'altro 34% di Moet Hennessy, stesse progettando un investimento di 12 miliardi di euro (16,7 miliardi di dollari) di offerta totale per ottenere il controllo dell'intera unità, un business che produce lo champagne Moet & Chandon e il cognac Hennessy.
Un portavoce di LVMH ha dichiarato che l'azienda aveva già negato l'esistenza di qualsiasi colloquio o incontro riguardante l'eventuale progetto di LVMH di vendere la Moet Hennessy a Diageo. Le speculazioni emersero per la prima volta nell'aprile 2009, dopo che erano trapelate le conclusioni di alcune relazioni che avevano riportato come l'accordo commerciale avrebbe avuto un senso strategico.
La Diageo dalla sua sede di Londra rifiuta di commentare, ma il Chief Executive Paul Walsh ha dichiarato che sarebbe interessato alla quota del 66%, se il capo di LVMH Bernard Arnault esprimesse la volontà di venderla. Arnault non ha però fornito alcuna indicazione sulla sua presunta intenzione di operare la cessione.
Le azioni Diageo sono arrivate al loro livello più alto da quando il gruppo è stato formato nel 1997, nell'ambito della fusione Guinness-Grand Metropolitan, fino a raggiungere le 12.40 sterline (+4,3%).
Le azioni LVMH invece sono arrivate ad un massimo di 112,85 euro e alla fine si sono attestate su un +3,4%, a 112,65 euro.
Le azioni sono state spinte verso l'alto, nelle transazioni iniziali, anche dall'elevato ammontare di vendite effettuato dai rivali Pernod Ricard e Remy Cointreau.
Versione italiana di Gianluca Bolelli; fonte: Reuters
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