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Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
18 set 2017
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London Fashion Week: il meglio della Gran Bretagna da Burberry

Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
18 set 2017

Vero inno a tutto ciò che c’è di più britannico mescolato amorevolmente con abbondanza di aplomb e magnificenza, il défilé di Burberry presentato all'Old Sessions House, un tribunale georgiano di Clerkenwell praticamente caduto in disuso, rimarrà nella memoria di tutti. La giuria ha deliberato subito dopo la conclusione e l’ottantesimo outfit di questa vasta sfilata di capi maschili e femminili. Il verdetto? Un grande successo, che promette di fare furore.

Burberry - Autunno 2017 - Womenswear - Londra - © PixelFormula


Benché presentato durante la settimana di sfilate per la Primavera-Estate 2018 di Londra, questo è stato il terzo evento “see now buy now” di Burberry, e dunque si è trattato in realtà di una collezione per l’autunno-inverno 2017/18, con una serie di look composti da abiti più pesanti rispetto agli altri visti in questa stagione. Quando il défilé si è aperto su un gran numero di trench e di impermeabili trasparenti in tonalità rosa e lime, si è cominciato a pensare all’immagine di tanta pioggia inglese. Avvolgenti calzini a motivi Argyle per riscaldare i piedi delle signore, con gli uomini che invece indossavano delle nuove, fantastiche calzature nelle quali le loafer incontrano le scarpe da golf, di color nero e giallo canarino.
 
L’atmosfera era riassunta particolarmente bene dai suggestivi abiti da sera destrutturati. Ridisegnati a partire da cappotti militari o dalle famose uniformi rosse dei reggimenti dell’esercito britannico dell’800, gli abiti e le gonne erano favolosi. Ma i look più incisivi erano i sontuosi patchwork di maglie coi tipici, tradizionali motivi Aran e Fair Isle, che evocavano gli “Swinging Sixties”, gli anni ’60 della Swinging London.

Il direttore creativo, Christopher Bailey, che negli ultimi anni aveva utilizzato l’iconico tessuto scozzese di Burberry con parsimonia, questa volta l’ha adottato senza riserve. In questo famoso materiale ha tagliato cappellini, anorak e berretti da baseball di color marrone, ma anche dei trench giganti blu, o dei pantaloni da uomo verdi. Un intero clan che indossa tartan! Ci aspettavamo quasi di sentire i Bay City Rollers (gruppo pop scozzese) piuttosto che i Pet Shop Boys, che hanno assicurato l'intera colonna sonora in una versione remixata comunque piuttosto brillante.
 
Anche se Christopher Bailey ha affermato che il tema della sua linea è stato ispirato dall'arte del ritratto sociale britannico, si esce dal défilé con l'impressione che siano le tante “tribù” del Regno Unito, dai portuali (chiamati dockers) che lavorano sodo, agli arditi ufficiali di cavalleria, passando per i dandy dell’East London che escono per il nightclubbing del venerdì sera, ad aver costituito la fonte delle sue idee. Dopo la sfilata, si è potuta ammirare una mostra fotografica intitolata “Here we are”, che comprendeva esempi dell'arte del ritratto sociale britannico, così come delle fotografie degli stessi vestiti realizzate dallo stilista russo Gosha Rubchinskiy, nuovo amico di Christopher Bailey.
 
Quanto al casting, era favoloso: i figli di Cindy Crawford, Kaia e Presley Gerber, ma anche Adwoa Aboah nel finale, e una pletora di sedicenni che Bailey è andato a cercare ad Amsterdam e a Bologna, molti dei quali al debutto in passerella. Alcuni di loro si sono addirittura spaventati all’entrata, quando circa 200 manifestanti a favore dei diritti degli animali sono venuti a urlare "La pelliccia è una vergogna!" a tutti gli invitati che entravano nel vecchio tribunale, sul quale avevano proiettato delle immagini di animali che urlavano nelle loro gabbie. Un cordone umano composto di tante guardie di sicurezza e altrettanti poliziotti li ha mantenuti a distanza.
 
All’interno, alcune immagini della linea evocavano sottilmente altre maison: la trasparenza del finale di Raf Simons per Calvin Klein, a New York la scorsa settimana, o le tote bag giganti che sono diventate la firma di Vetements, a Parigi. Ma poiché stiamo vivendo in un’epoca di di miscugli nella moda, in cui la mixologia è diventata la tendenza di riferimento, chi potrebbe lamentarsi di alcune somiglianze tra le collezioni?
 
Questa linea ha anche rappresentato una perfetta introduzione allo spirito della casa di moda per Marco Gobbetti, il nuovo CEO di Burberry, che si è insediato nel mese di luglio, dopo esser stato messo per sei mesi in vacanza forzata durante il suo periodo di preavviso di partenza da Céline, la firma parigina appartenente a LVMH di cui era il boss.
 
“Apparentemente, nel XIX secolo le persone che qui perdevano un processo che le vedeva imputate venivano condannate a passare la vita in una prigione in Australia, ed è là che abbiamo previsto di mandare tutti i distributori che non acquisteranno abbastanza capi della nostra collezione”, ha scherzato l'uomo d'affari italiano. Sono poche le possibilità che questo accada, Marco: questi vestiti si venderanno come il pane, e sono tutti già disponibili sul sito web di Burberry.

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