Pubblicato il
14 dic 2010
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Lacoste punta a 17 inaugurazioni del suo concept L!ve nel 2011
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14 dic 2010
14 dic 2010
14 dic 2010 – Uno spazio luminoso e ampio, un parquet grezzo solcato da linee di campi di gioco di varie discipline sportive, pareti aperte alle esposizioni, un labirinto in stile Pacman, dei muri maestri sospesi e mobili e nessun vestito piegato. Obiettivamente, la boutique L!ve rompe con l'immagine tradizionale di Lacoste.
![]() Il nuovo concept L!ve nel Marais di Parigi. Foto: Pixel Formula |
Per dare dinamismo alla crescita della sua linea colorata che si rivolge ai 18-25enni, il marchio del coccodrillo ha scelto di creare questo nuovo concept di shopping. Nel 2011, apparirà quindi in 17 boutique di varie metropoli mondiali, tra le quali Berlino, Zurigo, Shanghai e Tokyo. L!ve si appoggerà in particolare alla rete già esistente di boutique Lacoste per raggiungere il suo obiettivo di 60 aperture totali. Dopo New York e Londra, a Parigi L!ve è approdato nell'ex negozio Lacoste del Marais.
Vi sarà allora l'occasione per Lacoste di presentare la prima collezione primavera-estate L!ve, disponibile da febbraio, e che si sostituisce a Red!, lanciata nel 2009. La collezione, che propone 45 articoli maschili, è concepita per affrancarsi dalla linea principale di sportswear e proporrà soprattutto delle capsule collection.
«Proporremo più denim e soprattutto molte più t-shirt”, precisa Laurent Vinay, direttore marketing e comunicazione di Devanlay, che ha la licenza del coccodrillo. “La t-shirt permette di entrare nell'universo L!ve creato dall'équipe stilistica di Fred Verdier, che sviluppava già la linea Red!. Poi, per l’autunno-inverno 2011, avremo l'arrivo della collezione donna, composta di 25 capi».
Per sedurre la clientela giovane, L!ve punta su inaugurazioni in aree poste nei quartieri più cosmopoliti e all'avanguardia delle metropoli mondiali, così come su una campagna pubblicitaria (diversa rispetto all'immagine tradizionale che Lacoste veicolava nei suoi spot più recenti), realizzata dal fotografo Mark Hunter.
Di Olivier Guyot (Versione italiana di Gianluca Bolelli)
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