Pubblicato il
10 giu 2011
10 giu 2011
Labelux acquista anche Belstaff
Pubblicato il
10 giu 2011
10 giu 2011
Il marchio di abbigliamento Belstaff è stato ufficialmente ceduto dalla famiglia italiana Malenotti nelle mani di Labelux, holding finanziaria con sede a Vienna di proprietà della famiglia tedesca Reimann, che l'ha fondata quattro anni fa dopo aver fatto fortuna con i prodotti per la casa Reckitt Benckiser, e che oggi possiede l'azienda americana di profumeria Coty.
Belstaff, collezione primavera-estate 2011 |
La nuova proprietà ha dichiarato che comunque manterrà la sede sociale a Mogliano Veneto (TV), confermando tutti i 184 dipendenti del brand. Un'operazione costata 40 milioni di euro e già attiva, visto che sin dal 1° giugno Michel Lhoste (ex Ferragamo e Slower) agisce concretamente come General Manager del marchio, ormai ex trevigiano.
Continua così l'inquietante “shopping” di gruppi e colossi esteri che riempiono il loro “carrello” con aziende del nostro Paese. Dopo la Francia: con Gucci e Bottega Veneta acquistati da PPR, Fendi, Emilio Pucci e Bulgari da LVMH e Sma che nel settore della grande distribuzione è stata ceduta dalla Rinascente ad Auchan, è stata la volta degli Emirati Arabi: con Ferré ceduta al Paris Group di Dubai, e prima ancora del Regno Unito: con Valentino passato qualche anno fa dal gruppo Marzotto al fondo di private equity Permira Holdings Limited (PHL), con base nell'isola britannica di Guernsey. Sono poi arrivati gli Stati Uniti: con la Richline del miliardario Buffett che ha acquistato Erz, far.in-ex e 7AR, tre brand del gruppo orafo nostrano Rosato.
Sebbene Belstaff non sia di origini italiane (Franco Malenotti – padre dei fratelli Manuele e Michele - lo acquista nel 2004 attraverso il suo gruppo Clothing Company, ma il brand nasce nel 1924 in Gran Bretagna, a Longton nello Staffordshire), si può tranquillamente sostenere che l'operazione confermi questa tendenza.
Giubbotto Belstaff "Trialmaster” |
Apprezzatissimo dai Vip, non solo di Hollywood, Belstaff è stato sempre molto presente nel cinema. Basti considerare l'utilizzo del suo giubbotto “Trialmaster” da parte di Steve McQueen o più recentemente le realizzazioni di costumi per film come “The Aviator” di Scorsese o “La guerra dei mondi” di Spielberg, ma anche l'aver vestito Brad Pitt in film come “Il curioso caso di Benjamin Button” di Fincher o “Inglorious Basterds” di Tarantino, o Will Smith in “Io sono leggenda” di Lawrence, o ancora Angelina Jolie e Johnny Depp in “The Tourist” di Von Donnersmarck. Tuttavia, nonostante questo product placement, il marchio non ha mai sostanzialmente ottenuto il successo commerciale sperato. Il suo posizionamento è sempre stato intimamente legato alle proprie origini, basandosi su un abbigliamento outdoor alla moda, con uno stile centrato sugli sport automobilistici e sull'aviazione.
Secondo i documenti sottoscritti tra i Malenotti e Labelux, il passaggio è avvenuto tramite cessione di ramo d'azienda. Ora si attende il nuovo piano industriale. La prima mossa della nuova proprietà, che in un comunicato assicura “un pronto rilancio e nuove assunzioni”, sarà sicuramente un rilancio sui mercati internazionali, grazie soprattutto all'enorme disponibilità di denaro fresco garantita dalla famiglia Reimann (forte di un patrimonio di 7,15 miliardi di euro) e alla potenza distributiva dei canali commerciali di Labelux.
Labelux solo poche settimane fa aveva annunciato anche l'acquisto del produttore di calzature americano Jimmy Choo. Tenendo conto che il suo portfolio annovera anche brand come lo svizzero Bally, lo statunitense Derek Lam, il gioielliere londinese Solange Azagury-Partridge e l'azienda italiana di borse e accessori in pelle di alta qualità Zagliani, Labelux può ormai di buon grado essere considerato un vero gruppo di lusso di taglia intermedia, che si è assestato subito dietro a colossi del calibro di Richemont, LVMH e PPR.
Gianluca Bolelli
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