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28 ago 2016
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Hooplà Beachwear: una linea che aiuta il mare con la piattaforma Emersum

Pubblicato il
28 ago 2016

Il giovane brand romano di costumi da bagno e abbigliamento mare Hooplà Beachwear ha presentato la sua seconda collezione in assoluto al salone Mare d'Amare, svoltosi dal 23 al 25 luglio alla Fortezza da Basso di Firenze, e ha anticipato le tendenze per l’estate 2017, con un'importante novità nel campo della sostenibilità ambientale.

Hooplà, PE 2017


“Sei anni fa è nata la nostra società Taglio Netto, poi col tempo abbiamo pensato di creare una linea tutta nostra: Hooplà, per la quale tutte le idee sono realizzate e cucite a mano da noi”, dice Debora Ibisco, una delle quattro mamme-socie con una grande passione per la moda e molta esperienza nel settore sartoriale della moda mare che hanno appena fondato il brand (le altre sono Ombretta Bonaffini, Barbara Sansovini e Maria Lucia Fini). “Come distribuzione, attualmente Hooplà si trova in negozi multimarca di Polignano a Mare, Lipari e Roma e online su Fashionis, ma puntiamo ad arrivare anche all'estero nei prossimi 3 anni, in mercati come Russia e Sudamerica. Per il momento però, siamo (ovviamente) orientati ad espanderci in Italia e a raggiungere intanto una trentina di negozi entro la fine del 2016”.

Ciò che è più significativo è che per la propria collezione primavera-estate 2017, Hooplà ha abbracciato un concetto di moda sostenibile. Per ottenere questo importante risultato, il marchio romano ha collaborato con la piattaforma Emersum, start-up innovativa che opera per la tracciabilità dei rifiuti marini e per la ricerca di soluzioni di recupero dei rifiuti che inquinano le spiagge e danneggiano la vita marina. Grazie al supporto di Emersum, la cui missione è realizzare soluzioni di economia circolare per il mare, trasformando i rifiuti marini in prodotti ad alto valore aggiunto, Hooplà Beachwear presenta costumi realizzati artigianalmente e in modo sostenibile, il cui tessuto è ottenuto dal recupero di rifiuti marini, in particolare plastica.

Il primo costume realizzato da Hooplà insieme ad Emersum esposto a Mare d'Amare 2016. Questo bikini è stato ottenuto dalla plastica ripescata in più di 1 km. di mare del litorale di Civitavecchia.


“Abbiamo sposato subito il progetto sociale Emersum, perché siamo sensibili alla sostenibilità della filiera. Se il mare è inquinato la gente non ci va più. Quindi supportiamo il mare”, sostiene la stilista-fondatrice del marchio con sede a Roma Ciampino e marketing & comunicazione a Milano. “Ogni costume è dotato di un'etichetta particolare che consente di tracciare da quale parte di mare (per il momento del litorale laziale) è stato ricavato il materiale con il quale è stato generato il costume. Per 1 metro di tessuto utilizzato si aiuta a pulire 1 km. di costa del nostro Mediterraneo”, ricorda la Ibisco.

“La mission di Emersum è di realizzare soluzioni di economia circolare per il mare, trasformando i rifiuti marini in prodotti ad alto valore aggiunto, dai tessuti alla plastica rigida”, s'inserisce Daniele Biscontini, amministratore unico di Emersum. “Abbiamo creato una filiera, costituita da associazioni, pescatori, club di diving, enti e imprese, che si occupa della raccolta, del recupero e della trasformazione dei rifiuti marini e/o dispersi. Si pensi che l'Italia da sola immette in mare 140.000 tonnellate di plastica. Raccogliere nel mare è molto disefficiente, costoso e faticoso, per cui noi seguiamo i comuni perché curino la pulizia di strade e fiumi, in quanto i rifiuti urbani rappresentano l'80% dei detriti che arrivano in mare. Ogni anno ciascuno di noi butta in media 600 chilogrammi di rifiuti. Il 2% si perde, ma finisce in mare. Se lo si moltiplica per ognuno di noi, il dato finale diventa enorme”, puntualizza Biscontini.

Hooplà, PE 2017


Insomma, il progetto Emersum sembra la "risposta italiana" a iniziative simili e più famose, come l'iberica Ecoalf e la statunitense Bionic Yarn, co-ideata e finanziata da Pharrell Williams, dalla quale è nata una collaborazione con Adidas. “Sì, ma ci sono delle differenze fondamentali”, precisa Biscontini. “Rispetto a Emersum quelle sono filiere produttive, il nostro è un progetto aperto che concediamo a chiunque vi collabori, non solo in esclusiva ad Adidas come fanno loro. Seconda differenza è la tracciabilità: noi indichiamo con precisione assoluta da dove arriva la plastica pescata in mare, tanto che ogni capo della prima linea di Hooplà per Emersum (che si chiama “Alsium”, il nome latino del litorale romano) presenta un'etichetta dalla quale si ricava con esattezza in quale punto del mare è stata pescata la plastica utilizzata per realizzarlo e quanto è stato riciclato. Negli altri due casi, non si da da dove prendano veramente quella plastica, o quantomeno non tutto è completamente tracciato”.

“Terza differenza”, continua il fondatore di Emersum. “Un brevetto che permette di trasformare il 100% della plastica, mentre gli altri 2 brevetti di Ecoalf e Bionic Yarn consentono di riciclarne “solo” il 70%. Il che è comunque buono, ma noi seguiamo scrupolosamente la norma europea: da noi se non c'è un reale bisogno, se non c'è nessuno che mi compra il prodotto, questo non viene neanche pescato. Non può essere riciclato se non c'è un compratore. Nell'altro caso rimane un 30% che viene buttato di nuovo”.

“La quarta differenza rispetto ai progetti spagnolo e americano è che noi di Emersum paghiamo la raccolta effettuata da pescatori e associazioni, le altre filiere no. All'estero, ci sono già iniziative simili, si pensi che la Sud Corea paga 20 centesimi al chilo i rifiuti pescati dai pescatori, poi però non li ricicla. Almeno però anche in Oriente qualcosa si muove”, conclude Daniele Biscontini.

www.hooplabeachwear.com


“I nostri prezzi sono aggressivi”, ricorda nuovamente a proposito di Hooplà Debora Ibisco. “Vanno da 15 a 30 euro all'ingrosso, quindi sono estremamente bassi. Il ricarico di sell-out che consigliamo è di moltiplicare questa cifra per 2,5, almeno questa è la norma nel settore, poi dipende dal negoziante... Del resto, un costume di questo tipo va minimo a 70 euro in negozio per tutti”.

“I nostri sono costumi fatti a mano con tessuti Made in Italy pensati e realizzati direttamente (anche da noi quattro) in microfibra di qualità, tutti doppiati con lo stesso tessuto. Un po' una sfida, importante per un brand emergente, alla produzione estera”, conclude la Ibisco.

A livello di prodotto, oltre all'innovativa linea “Alsium”, per la PE 2017 Hooplà Beachwear propone due pezzi e costumi interi per donna e bambina (e alcune proposte per uomo e bambino) interamente realizzati con materiali italiani, dal filo al tessuto di microfibra, che presentano stampe dal mood vintage, fantasie etniche o dall’effetto optical, e colori brillanti e intensi che si combinano per dare personalità a bikini tribal-chic o in stile rétro, con slip a vita alta oppure abbelliti da romantiche stampe.

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