Helmut Lang nomina Mark Howard Thomas direttore creativo dell’Uomo
Il marchio Helmut Lang ha scelto l’esperto designer Mark Howard Thomas come suo nuovo direttore creativo del Menswear. Un tempo residente a Parigi, Mark Howard Thomas, 41 anni, in precedenza lavorava per Joseph, firma londinese per la quale ha creato una serie di collezioni di rilevante spessore. Thomas ha cominciato ad occuparsi del nuovo incarico lunedì mattina.
Già questo weekend, Mark Howard Thomas aveva postato sulla sua pagina Instagram un suo autoritratto in cui leggeva “Calling Time” a Parigi. Lo stilista riferirà direttamente al CEO della griffe, l’investitore newyorchese Andrew Rosen, che ha guidato l’acquisizione di Helmut Lang un decennio fa.
"Mark è veramente talentuoso; un grandissimo talento in effetti, le cui competenze si adattano molto bene al nostro marchio. Siamo molto felici di averlo con noi", ha dichiarato Andrew Rosen a Fashionnetwork.com.
Rosen ha aggiunto che la prima collezione di Thomas per Helmut Lang sarà quella per l’autunno 2018, che sarà presentata in gennaio, durante le sfilate maschili di New York.
Mark Howard Thomas, che può vantare un master alla Central Saint Martins, ha iniziato la carriera a Milano con Neil Barrett, dove è stato notato per aver saputo distillare nelle sue creazioni il DNA di Barrett mentre mescolava tagli eccentrici e design hipster da strada per ottenere degli outfit possenti, di grande personalità, che hanno ottenuto sia il successo commerciale che l’apprezzamento della critica.
Thomas è in seguito approdato da Givenchy, sotto Riccardo Tisci. Ancora una volta, la capacità di Thomas di interpretare lo stile di un marchio – nel caso di Givenchy un mix di active sportswear e fantasia gotica – ha impressionato. Ciò ha messo in evidenza un’altra grande forza: la sua sensibilità nel comprendere e rispettare il DNA delle case di moda riuscendo anche a portarle verso qualcosa di nuovo.
In seguito si è trasferito a Londra, per diventare il direttore del menswear di Joseph. In quell’azienda, la sua scelta di lavorare con tessuti complessi – come quelli dall’effetto leggermente usato ottenuto grazie a delavaggi ricavati dall’uso di pietre ed enzimi – fa oggi comprendere ancor di più la ragione per la quale potrebbe essere una scelta ideale per Helmut Lang. Il leggendario stilista austriaco era infatti celebre per la sua abilità a lavorare con dei tessuti improbabili.
La successiva partenza di Mark Howard Thomas per New York vuole dire che il designer è stato chiamato ad occupare posti direttivi in importanti aziende di moda in tutte le capitali delle “Big Four” della moda. Un risultato raro, anche nella nostra era di grande mobilità dei talenti creativi della moda.
Helmut Lang ha fondato la sua azienda nel 1977 a Vienna. Nel 1986 ha organizzato delle sfilate a Parigi, ottenendo un successo di critica istantaneo grazie a vestiti subito ammirati per i suoi tagli affilati e l'uso sovversivo di materiali high-tech.
Alla fine degli anni ‘90, lo stilista si è spostato a New York e ha rivoluzionato il calendario internazionale della moda organizzando le sue sfilate prima delle stagioni europee, obbligando i propri colleghi designer americani a seguirlo. Una cronologia che rimane attiva ancora oggi. Nel 1999, Helmut Lang ha ceduto il controllo della sua azienda al gruppo Prada. Ma dopo aver litigato con il capoclan della società, Patrizio Bertelli, ha lasciato la sua azienda nel 2004.
Due anni più tardi, Link Theory Holdings ha comprato il marchio Helmut Lang assumendo Michael e Nicole Colovos come direttori del design. Posti che hanno occupato per otto anni. Il fondatore oggi non ha più alcun ruolo o coinvolgimento di nessun tipo nella società, e vive e lavora come artista a Long Island.
Questa primavera, il CEO Andrew Rosen ha nominato Isabella Burley "Editor in residence" del brand. Come prima mossa, ha invitato Shayne Oliver, il designer di Hood By Air, per creare una collezione speciale, presentata durante la Fashion Week di New York di settembre. Un'operazione che ha ricevuto recensioni contrastanti. In quell’occasione, Andrew Rosen aveva tenuto a sottolineare che la collaborazione con Oliver era “un progetto una tantum”.
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