Global Fashion Agenda: le sette azioni prioritarie per una moda sostenibile
Con il Copenhagen Fashion Summit, il vertice per una moda più sostenibile lanciato nel 2009 da Eva Kruse, che si svolgerà per la prima volta in un periodo di due giorni il 15 e 16 maggio prossimi, la Global Fashion Agenda, struttura che racchiude l'evento, pubblica la sua prima “CEO Agenda”. Questo rapporto, sviluppato in collaborazione con gruppi come Kering, H&M o Li & Fung, definisce le sette azioni prioritarie che i leader del mondo della moda devono mettere in pratica per ottenere una maggiore sostenibilità.

“La moda è una delle industrie più importanti del mondo, ma anche una delle più esigenti in termini di risorse e manodopera. Le sfide ambientali, sociali ed etiche alle quali l’industria di oggi deve confrontarsi sono non solamente una minaccia per il pianeta, ma anche per l’industria. Ecco perché non c’è altra scelta che di fare dello sviluppo sostenibile una parte integrante della strategia commerciale di qualsiasi azienda”, spiega Eva Kruse, CEO di Global Fashion Agenda.
Il rapporto indica innanzitutto le tre priorità da attuare immediatamente. La prima riguarda la tracciabilità dell'intera catena di approvvigionamento; una sfida notevole in un settore in cui la produzione è altamente frammentata. La seconda concerne l'uso intelligente di acqua, energia e prodotti chimici, e la terza si riferisce al rispetto e alla sicurezza dei luoghi di lavoro. Il rapporto sottolinea in particolare che 60 milioni di persone impiegate nella moda sono state interessate da rischi professionali che vanno dalle condizioni di lavoro pericolose alla discriminazione.
Le “CEO Agenda” passa poi in rassegna le quattro trasformazioni da introdurre gradualmente per trasformare in profondità l'industria della moda.
La prima riguarda l'uso di materiali concepiti in modo ecologico, riducendo gli effetti negativi delle fibre esistenti e sviluppando nuovi tessuti innovativi e maggiormente sostenibili. In un secondo tempo, il rapporto propone ai dirigenti di lavorare il più possibile a circuito chiuso, vale a dire di privilegiare la progettazione del prodotto e delle nuove collezioni in modo da consentire il riutilizzo e il riciclaggio di tessuti su larga scala. Promuovere sistemi salariali migliori è l’oggetto del terzo punto, mentre il rapporto si conclude con la necessità di concretizzare una “quarta rivoluzione industriale”.
In effetti, sottolineando che da qui al 2025 il 25% della produzione di vestiti sarà effettuata tramite dei robot, una trasformazione che riguarda prima di tutto la forza lavoro poco qualificata dei Paesi emergenti, la “CEO Agenda” ricorda ai dirigenti la necessità di preparare la forza lavoro a questa transizione inevitabile.
Copyright © 2023 FashionNetwork.com Tutti i diritti riservati.