Pubblicato il
22 mag 2011
22 mag 2011
Gap cala nettamente in Borsa a seguito delle previsioni per il 2011
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22 mag 2011
22 mag 2011
All'inizio di maggio, la partenza-lampo di Patrick Robinson, il direttore artistico di Gap dal 2007, non aveva fatto presagire niente di buono per il gruppo americano. La sensazione provata si è rivelata giusta dopo l'annuncio delle cifre – effettivamente allarmanti – per il primo trimestre 2011. Eppure Gap ha fatto registrare una crescita del 18% delle proprie vendite online, che hanno raggiunto i 246 milioni di euro. Il gruppo è progredito anche sui suoi mercati di Europa ed Asia. Anche le sue vendite nette non sono state catastrofiche; infatti, sono calate solo dell'1%, a 3,3 miliardi di dollari USA (2,3 miliardi di euro) e del 3% a perimetro costante.
Un inizio 2011 molto delicato per il gruppo Gap Inc. - Foto: Gap |
Soprattutto però, la label di San Francisco, che possiede i brand Gap, Old Navy, Banana Republic e Athleta, accusa un crollo del 23% del proprio risultato operativo, che scende a 164 milioni di euro. "La società aveva previsto che l'attività potesse essere notevolmente influenzata dall'inflazione dei costi per gli approvvigionamenti”, spiega il PDG Glenn Murphy in un comunicato. “Anche se la società stessa aveva previsto in anticipo un aumento dei costi del sourcing durante l'anno, queste spese hanno raggiunto un livello ben superiore alle nostre stime. L'azienda si aspetta adesso che il costo dei prodotti diventi del 20% più elevato nella seconda parte dell'anno. Fatto che comporterà un notevole aumento dei prezzi dei beni al consumatore finale, vale a dire sugli scaffali dei negozi. Di conseguenza, il gruppo ha rivisto le sue previsioni per l'esercizio fiscale 2011. I guadagni per azione si collocheranno fra gli 1,40 e gli 1,50 dollari". Le previsioni date al momento della chiusura dell'esercizio precedente stimavano guadagni sugli 1,88 e 1,93 dollari per azione.
La sanzione comminata venerdì al gruppo dalla Borsa di New York è stata esemplare. L’azione Gap Inc. perdeva il 17% all'apertura. Perché, ciò che il mercato detesta ancora più delle cattive notizie, sono le cattive notizie non previste. Non è affatto certo che gli annunci di cambiamenti organizzativi e operativi, così come la creazione di un Global Creative Center a New York e di una divisione internazionale con sede a Londra, possano essere sufficienti a ridare fiducia agli investitori.
Olivier Guyot (Versione italiana di Gianluca Bolelli)
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