G-III Apparel registra una crescita di fatturato del 16% nel terzo trimestre
La crescita a due cifre di G-III Apparel prosegue nel terzo trimestre con un fatturato netto in aumento del 16%, a 1,02 miliardi di dollari, che stabilisce un altro record trimestrale superando le aspettative. Il gruppo americano rivede quindi di nuovo al rialzo le previsioni di utile netto per l’intero anno.

Tali risultati arrivano dopo un primo e secondo trimestre molto positivi, che hanno visto fatturati in aumento del 21,6% e del 16%. Sul giro d’affari netto di 1,02 miliardi di dollari al terzo trimestre, circa 88 milioni derivano dai brand DKNY e Donna Karan, acquisiti l’anno scorso da LVMH. La società ha inoltre annunciato eccellenti vendite all’ingrosso per tutti i grandi brand nel terzo trimestre e dichiarato che l’utile netto del periodo ha raggiunto 81,6 milioni di dollari.
Oltre a DKNY, il gruppo possiede i marchi Vilebrequin, G. H. Bass, Andrew Marc, Marc New York, Eliza J e Jessica Howard, e detiene le licenze per alcune linee di Calvin Klein, Tommy Hilfiger, Karl Lagerfeld Paris, Kenneth Cole e Cole Haan.
Il Presidente e Direttore Generale di G-III Apparel, Morris Goldfarb, ha attribuito la crescita alla differenziazione del portafoglio di marchi e alla strategia distributiva della società. “Abbiamo implementato la nostra strategia con dei brand molto conosciuti e prodotti attraenti in un contesto che resta difficile nel nostro settore. I nostri prodotti si vendono bene nel periodo delle feste e prevediamo di chiudere l’anno con risultati ancora migliori e un forte dinamismo”, ha dichiarato il manager. “Abbiamo una strategia di crescita che funziona. Con i nostri brand continuiamo ad allinearci alle grandi label, a controllare bene la nostra distribuzione, ad approcciare ogni relazione come una partnership e a offrire al consumatore una gamma di prodotti davvero eccezionale”.
Tuttavia, l’anno di G-III Apparel non è stato senza controversie. In ottobre, il titolo di G-III Apparel Group è sceso in seguito al sostegno di Donna Karan a Harevy Weinstein. Nonostate Donna Karan non sia più legata ai suoi marchi omonimi dal 2015, la sua risposta alle accuse secondo le quali Weinstein avrebbe molestato sessualmente delle donne a Hollywood ha avuto come conseguenza un boicottaggio dei brand Donna Karan e DKNY. L’hashtag #BoycottDonnaKaran è stato lanciato sui social media, il che ha fatto diminuire le azioni di oltre il 4%.
La stilista ha lasciato i suoi brand nel 2015, quando erano di proprietà di LVMH. Nel 2016, LVMH li ha venduti a G-III per 650 milioni di dollari, per concentrarsi maggiormente su griffe del lusso come Louis Vuitton e Givenchy.
Inoltre, lo scorso aprile G-III ha ammesso di aver cambiato le etichette della linea di abbigliamento di Ivanka Trump con quelle del brand Adrienne Vittadini, per poi vendere i prodotti alla catena di grandi magazzini Discount Mart. G-III si è scusato per tale decisione, ma nonostante il cambio di etichette, la società ha segnalato che le vendite dei prodotti Ivanka Trump sono aumentate di quasi il 61% nel 2016.
Infine, sempre in aprile, un organismo di sorveglianza del settore ha pubblicato un’inchiesta che accusava G-III Apparel Group di aver violato le leggi del lavoro in Cina. La controversia ha di nuovo riguardato la linea Ivanka Trump, che G-III produce in licenza.
Nonostante tutto ciò, la società è ancora evidentemente in positivo, il che aumenta le sue previsioni di utile netto per l’intero anno. Il gruppo americano prevede sempre un fatturato netto di circa 2,80 miliardi di dollari e un utile netto compreso tra i 66 e i 71 milioni di dollari (in precedenza la previsione era tra 56 e 60 milioni di dollari).
Al momento il gruppo prevede un EBITDA adjusted per l’esercizio 2018 compreso tra 188 milioni di dollari e 196 milioni i dollari, contro i 148,1 milioni di dollari del 2017.
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