French Connection: segnali incoraggianti, ma difficoltà persistenti
In modo sorprendente, dato che l’azienda britannica ha appena pubblicato le cifre di una nuova annata conclusa in perdita, French Connection ha annunciato alcune buone notizie nella giornata di martedì 14 marzo, durante la presentazione dei risultati del proprio esercizio 2016/17. Tuttavia, non è certo che ciò sia sufficiente a rassicurare gli investitori.

Uno di essi, Gatemore Capital Management, che possiede una quota dell’8% della società fondata nel 1972 a Londra, ha dichiarato che l’azienda dovrebbe essere smantellata, perché le sue parti varrebbero separatamente “circa due o tre volte in più della società nel suo insieme”. Oltre a French Connection, il gruppo gestisce infatti i marchi Toast, Great Plains e YMC.
E allora, di che cosa si tratta esattamente? L’azienda ha reso noto un miglioramento della performance commerciale nel corso dell’esercizio chiuso il 31 gennaio, con vendite comparabili in Europa e nel Regno Unito aumentate del 4,4%, e una terza stagione consecutiva di crescita delle vendite a prezzo pieno, “nonostante un contesto economico difficile nel secondo semestre”.
Le vendite online sono cresciute del 12,7% e oggi rappresentano il 27,3% delle vendite al dettaglio. Le vendite da dispositivi mobili rappresentano una percentuale crescente dell’attività online, pari al 39,7% del traffico, contro il 32,7% dell’anno scorso.
French Connection ha anche chiuso l'anno con una disponibilità di liquidità per 13,5 milioni di sterline (15,4 milioni di euro), contro i 14 milioni dell’anno precedente. Si tratta di una variabile importante per l’azienda, dal momento che gli investitori hanno espresso il loro timore di vedere l’azienda trovarsi a corto di liquidi.
Ma questo è praticamente tutto sul fronte delle buone notizie. Le vendite del gruppo sono diminuite del 6,7%, a 153,2 milioni di sterline (174,8 milioni di euro). Le vendite al dettaglio sono calate del 4,9%, a 87,9 milioni di sterline, mentre il wholesale è sceso del 9,1%, a 65,3 milioni (e del 14,7% a cambi costanti). La perdita di gestione è risultata essere di 3,7 milioni di sterline (4,2 milioni di euro), contro la perdita di 4,7 milioni registrata l’anno precedente.
Ma anche in questo caso sono da rilevare alcuni segnali promettenti. Sebbene il margine lordo sia calato dal 57,3% al 56,8% in ragione della maggiore incidenza delle vendite realizzate negli outlet, il margine a prezzo pieno ottenuto nei negozi è cresciuto. E se i ricavi dalle licenze sono stati “influenzati negativamente dal cambiamento della licenza nei profumi e dal fallimento del licenziatario dell’azienda per le calzature”, secondo la società esistono “delle notevoli opportunità di crescita in queste due categorie”. Infatti, il gruppo ha recentemente siglato un accordo di licenza per la biancheria intima nel Nord America e sta conducendo trattative in varie altre categorie che possano rafforzare il proprio portafoglio.
Quello che sembra certo è che il programma di chiusure di negozi è stato un elemento costante dell’ultimo esercizio. Nove punti vendita non redditizi sono stati chiusi lo scorso anno. Due in più hanno chiuso i battenti dall’inizio dell’esercizio in corso, e altre sei chiusure dovrebbero concretizzarsi nei mesi a venire.
Se tutto questo ha un impatto sul livello delle vendite complessive, le vendite comparabili sono invece aumentate del 4,4%, contro il calo del 6,4% dell’anno precedente.
Secondo il CEO Stephen Marks, “il miglioramento che abbiamo constatato nel secondo semestre e all’inizio del nuovo esercizio mi permettono di pensare che stiamo andando nella giusta direzione. Le collezioni di quest’anno sono state accolte molto bene e le vendite, sia nel retail che nel wholesale, sono in crescita rispetto allo scorso anno”.
Malgrado questo ottimismo, è difficile ignorare la portata dei problemi che la società deve affrontare. Il CEO ha fatto riferimento in particolare alle difficoltà delle attività wholesale e delle licenze nel primo semestre dello scorso anno, ammettendo en passant come ci sia ancora “una notevole quantità di sforzi da compiere per rendere l’azienda di nuovo profittevole”.
(Versione italiana di Gianluca Bolelli)
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