Creata nel 2005 e dedicata alle donne con forme generose, Fiorella Rubino è la versione “fast fashion” della linea di prêt-à-porter Elena Mirò, del gruppo Miroglio. Questo brand conta 221 negozi ad insegna, con una superficie media dai 100 ai 150 m2, di cui 217 in Italia al 90% in gestione diretta. Il gruppo di Alba desidera accelerarne lo sviluppo internazionale. Attualmente presente all’estero con quattro punti vendita in Azerbaijan, Macedonia, Russia e Tunisia, Fiorella Rubino sta per sbarcare in Francia con un negozio nel centro commerciale di Lyon Confluence che verrà inaugurato nel mese di aprile. Questa apertura segna il primo passo di un programma di espansione a più ampio respiro, che sarà dettagliato prossimamente.

« Fiorella Rubino ha dato dei buoni risultati e ha il potenziale per svilupparsi all’estero. E’ posizionato sulla stessa fascia fast-fashion di Motivi, il più grande marchio del gruppo che si rivolge a un pubblico giovane. Un altro brand interessante è Caractère, che si rivolge a una donna più cosmopolita. A questi si aggiunge la nostra etichetta storica Elena Mirò. Sono i quattro marchi su cui ci focalizziamo, che vogliamo portare avanti e su cui c’è una volontà di internazionalizzazione”, riassume Giuseppe Miroglio, l’amministratore delegato del gruppo tessile che dovrebbe registrare un fatturato di 1 miliardo di euro per il 2011.


Fino ad oggi, il gruppo Miroglio si è soprattutto concentrato sulle esportazioni di Motivi, Elena Miro e Caractère, che hanno beneficiato di un investimento più importante in termine d’immagine. Elena Mirò per esempio è presente in 34 paesi, con 220 negozi ad insegna e più di mille clienti multimarca. Dopo Italia e Spagna, la Francia è il suo terzo mercato. In questo mercato, Elena Mirò ha 11 boutique, di cui 2 a Parigi, 4 corners al Printemps, ed è distribuito attraverso 104 multimarca. “Oltre al consolidamento nei nostri mercati storici, guardiamo soprattutto alla Russia. Ci piacerebbe svilupparci anche in Germania, dove abbiamo per ora solo un negozio a Berlino”, indica Giulio Guasco direttore della business unit Prêt-à-Porter.