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Pubblicato il
4 mar 2016
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Fashion Week: uno studio prende posizione a favore del “vedi e compra”

Di
AFP
Pubblicato il
4 mar 2016

Uno studio commissionato dall'organo di rappresentanza del settore della moda negli Stati Uniti (il CFDA) al Boston Consulting Group propone di modificare in modo significativo la Settimana della Moda, soprattutto attraverso la presentazione di vestiti immediatamente disponibili alla vendita.

Burberry - autunno-inverno 2016/17 - Womenswear - Londra - © PixelFormula


Il Council of Fashion Designers of America (CFDA) non si schiera, limitandosi a sottolineare che la sensazione generale dei professionisti intervistati è che "il momento è favorevole per operare dei cambiamenti".

Lo studio suggerisce di presentare le collezioni durante la stagione corrispondente e di porre fine all'intervallo di sei mesi attualmente in vigore (la primavera presentata in autunno).

Il BCG propone anche di mostrare, nel corso della Fashion Week o subito dopo, dei vestiti che siano immediatamente disponibili alla vendita.

Non è altro che la conferma di una tendenza diventata significativa nel corso dell'ultima Settimana della Moda di New York, conclusasi a metà febbraio.

Rebecca Minkoff, Tommy Hilfiger, Burberry, Tom Ford, Diane von Furstenberg, Michael Kors, Proenza Schouler, Tory Burch, Paco Rabanne e Courrèges hanno annunciato che si stanno muovendo in questa direzione.

Questo mutamento è generato principalmente dal fatto che ormai le sfilate sono diventate eventi pubblici. Gli stessi brand ormai accettano che le loro presentazioni siano filmate e ampiamente trasmesse su Internet.

Questa esposizione mediatica e questo nuovo interesse fino ad oggi non potevano essere convertiti in vendite, perché le collezioni non erano disponibili prima di molti mesi.

Secondo il nuovo modello menzionato dallo studio, la collezione sarebbe sempre preparata con sei mesi di anticipo, ma presentata in maniera confidenziale unicamente ai buyer e ad alcuni media, per essere poi rivelata alla stampa e al grande pubblico solo 6 mesi più tardi.

I tempi di produzione non sarebbero quindi ridotti.

Questo nuovo modo di procedere permetterebbe anche di evitare che i giganti del prêt-à-porter a basso prezzo, della cosiddetta fast fashion, non riescano ad arrivare a proporre dei vestiti ispirati a quelli delle sfilate prima ancora che le collezioni arrivino effettivamente sul mercato.

Tuttavia, lo studio avverte che l'obiettivo non è e non deve essere quello di fare della Fashion Week un evento puramente commerciale e di marketing.

La maggioranza degli intervistati non è favorevole all'apertura delle sfilate al pubblico di massa e ritiene che non tutti i vestiti debbano essere obbligatoriamente resi disponibili per la vendita.

Senza impegnarsi, il CFDA precisa che "incoraggerà gli stilisti a provare dei nuovi concept".

Il passaggio verso l'immediata disponibilità degli abiti presentati durante le sfilate sta suscitando forti reticenze in Europa.

In modo particolare, vi si sono opposti la Fédération Française de la Couture, organizzatrice della Fashion Week di Parigi, e la sua omologa italiana CNMI (Camera Nazionale della Moda Italiana), in nome della creatività.

Versione italiana di Gianluca Bolelli; fonte: AFP

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