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Pubblicato il
31 mar 2014
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Costo del lavoro: l'Italia è undicesima in Europa

Pubblicato il
31 mar 2014

Eurostat ha pubblicato uno studio comparativo dei costi orari della manodopera in Europa. Costi aumentati nel periodo 2008-2013 di oltre il 10%, ma le disparità sono notevoli. Con un costo orario in termini assoluti di 28,1 euro, l'Italia si classifica undicesima, poco sotto la media dell'Eurozona (28,4 euro), ma molto al di sotto di Francia (34,3) e Germania (31,3).

I divari in materia di costi orari della manodopera sono enormi in Europa (Foto: Carrefour)


Eurostat ha rivelato alcuni retroscena sul costo del lavoro all'ora nell’Unione Europea dei 28. Fra i dati forniti, emergono le fortissime disparità tra i Paesi membri. Così, nel 2013, i costi della manodopera nell'insieme dell'economia (escluse agricoltura e pubblica amministrazione) sono state stimate in media a 23,7 euro nella UE e a 28,4 euro nell'area euro, che comprende 17 nazioni. Nel solo settore dei servizi (che comprende il commercio), tali importi sono stati rispettivamente di 23,9 e 28 euro.

Ma queste restano delle cifre medie e le disparità restano molto evidenti; soprattutto fra la Svezia, in testa alla classifica con 40,1 euro all'ora (quindi Paese dalla manodopera più cara in Europa), e la Bulgaria, dove la manodopera costa soli 3,1 euro l'ora. La Danimarca segue senza sorpresa la Svezia, con 38,1 euro, e i due Paesi scandinavi sono seguiti dal Belgio, con 38 euro, dal Lussemburgo, con 35,7 euro, e dalla Francia, quinta con 34,3 euro l'ora. La Germania è nona.

A dire il vero però, tra il quarto posto francese e l'undicesimo dell'Italia, gli scarti sono minimi. I Paesi dell’Est, del Sud e il Regno Unito si trovano tutti sotto la media dell’Unione a 28 e dell'area euro.

Tra il 2008 e il 2013, i costi orari della manodopera dell'economia nel suo complesso, espressi in euro, sono aumentati del 10,2% nell’UE e del 10,4% nell'area euro. “Nel nostro Paese l'aumento è stato superiore alla media, pari cioè all'11,4%. Ma non si tratta di soldi in più che finiscono nelle buste paga dei lavoratori: si tratta invece dei cosiddetti “costi non salariali” (fondamentalmente tasse a carico dei dipendenti e dei datori di lavoro) che gonfiano il così detto "lordo". E che lì si fermano”, ricorda “Il Sole 24 Ore”. All'interno della zona euro, gli incrementi più marcati sono stati registrati in Austria (+18,9%), in Slovacchia (+17%) e in Finlandia (+15,9%).

Dei cali sono stati osservati soprattutto in Grecia (-18,6%) e in Portogallo (-5,1%). Queste stime preliminari per il 2013, pubblicate da Eurostat, l'ufficio statistico dell'Unione Europea, riguardano le imprese con più di dieci dipendenti e i costi si riferiscono agli stipendi e ai contributi sociali pagati dal datore di lavoro.

Bruno Joly (Versione italiana di Gianluca Bolelli)

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