Ansa
19 mag 2014
Cannes : Bonello, Saint Laurent , il lato oscuro del genio
Ansa
19 mag 2014
"Yves Sant Laurent come un visionario, un romantico, un artista prima ancora che un designer, con un forte lato oscuro. Non mi interessava la moda in sé, né una cronologia dei fatti; per questo, non è un biopic tradizionale": Bertrand Bonello racconta Saint Laurent, il film sul grande stilista francese, tra i film più attesi del concorso del 67° festival di Cannes, applaudito dalla stampa al termine della proiezione.
E' il secondo Saint Laurent portato al cinema quest'anno dopo il film di Jalil Lespert presentato al festival di Berlino e tutto centrato sul socio di Yves, Pierre Bergé. "Sì, ci sono due film sulla stessa persona sul mercato, noi lavoravamo al progetto da molti mesi quando è stato annunciato l'altro e qualche ostacolo sulla strada l'abbiamo avuto; è capitato così, ma ciascuno ha fatto il proprio film e sono certamente molto diversi", ha detto il regista, che qualche anno fa aveva portato al festival "L'apollonide".
Così, mentre 'l'altro' Saint Laurent era stato approvato da Bergé, questo non è stato visto da nessuno e a Cannes è davvero la prima mondiale. "Mi sono sentito completamente libero, anche per il fatto che l'altro film fosse in un certo senso quello 'ufficiale'. So di aver fatto un lavoro rigoroso ma non è un documentario".
Nelle due ore e mezza (troppe per la verità) del film, emerge tutta la complessità di questo geniale stilista e il suo rapporto con l'epoca degli anni '70. La sua omossessualità è centrale per capirne la figura, ma anche la sua idea di bellezza, influenzato dalla grande passione per l'arte, per il cinema e per la musica, che è il sottofondo sonoro delle sue creazioni. "C'è una parte di me in Yves - ha detto Gaspard Ulliel, che lo interpreta ottimamente - e al tempo stesso sono riuscito a diventarlo durante le riprese dopo aver preso ispirazione da tutto ciò che lo riguardava". C'è una messa in scena che esalta l'aspetto viscontiano, parole di Bonello, di Saint Laurent, un'idea sofisticata di bellezza e una cura di dettagli veramente interessante. Il film però, ed è questo da apprezzare, riesce ad andare oltre la sequenza dei fatti storici - le collezioni di successo, il marketing, opera altrettanto geniale di Bergé che portò la YSL nel mondo, dagli smalti alle borse, il passaggio di proprietà, la riconquista del nome per esteso - per approfondire la sua personalità.
"Sono affascinato dalla decadenza, dai momenti in cui le cose sembrano sul punto di finire", dice Bonello, e la vita di Saint Laurent è stata spesso in bilico. Nel film si segue quel che accade al giovane talento dal '67 al '76 e quello che si muoveva intorno a lui, influenzato da Andy Warhol, ad esempio, con cui si scriveva e che ammirava, mentre la realtà del mondo fuori sembrava non coinvolgerlo minimamente, preso dal lusso estremo della sua esistenza e delle sue visioni artistiche che diventavano vestiti.
Eppure, come ben fa vedere il film in sequenze divise a metà tra immagini di cronaca e finzione, quelle collezioni nate da una persona che non usciva dalla sua abitazione-atelier se non la sera per perdersi nei locali tra alcol e droghe, sono assolutamente contemporanee alla propria epoca e anzi l'immagine stessa degli anni '70, con quei pantaloni larghi e fluidi portati con le giacche maschili o le fantasie delle stoffe preziose con i disegni rubati alle camicie da uomo, le collane lunghe a catena.
A chi ama la moda questo film non dispiacerà: Bertrand Bonello si concentra su due collezioni emblematiche: la "Liberazione" del '71 e la 'mitica' "Russian Ballet" del '76: la prima criticatissima perchè in piena epoca hippie aveva fatto sfilare le sue modelle come le star del cinema degli anni '40, e la seconda in cui tutta l'influenza orientale si fa sentire oltre ai quadri di Matisse e Delacroix. Molti abiti sono riprodotti, alcuni provengono da collezioni private. Non mancano gli accenni ad altri personaggi storici, come Jean Paul Gaultier (cui riserva una frecciatina), Betty Catroux, che fu una celebre modella di Chanel e divenne una sua musa, Jacques de Bascher (Louis Garrel nel film) che diviene il suo amante (e anche quello di Karl Lagerfeld) e morirà di Aids.
Nel cast Jeremie Renier è Pierre Bergé, Lea Sydoux è Loulou de la Falaise, una sua musa decisiva, Amira Casar è Anna Marie Munoz e Aymeline Valade è Betty Catroux. Ma partecipano anche Helmut Berger, che interpreta Yves sul finale (morì di cancro nel 2008), Valeria Bruni Tedeschi, Jasmine Trinca e Dominique Sanda.
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