Pubblicato il
27 apr 2010
27 apr 2010
Armani ha vinto contro la nube: inaugurato Hotel a Dubai
Pubblicato il
27 apr 2010
27 apr 2010
UBAI, 27 APR - Chi poteva pensare di andare proprio a Dubai a insegnare che il lusso non é aggiungere ma togliere, che l'eleganza non è esagerazione ma semplicità raffinata e che - come dice il proverbio - il troppo stroppia? Poteva pensarlo solo Giorgio Armani, che infatti l'ha pensato e l'ha fatto.
![]() www.dubai.armanihotels.com |
E oggi ha inaugurato, nella capitale del lusso arabo eretto a monumento di se stesso, il suo primo albergo, tutto in toni suadenti dal greige al nero, perfetta lezione di minimalismo soft. E sì, perché anche il minimalismo - nella filosofia armaniana - non deve essere esagerato, altrimenti cade nell'opposto. Così 're Giorgio' - per un giorno 'sceicco Giorgio' - ha tagliato il nastro dell'Armani Hotel nel Burj Khalifa, il grattacielo più alto del mondo: 828 metri con 160 piani tra albergo (10), residenze e uffici.
Insieme con lui, Mohammed Alabbar, presidente del gruppo Emaar ed elegante versione armaniana del ricco imprenditore arabo. E' stato lui, più di 5 anni fa, a convincere lo stilista a occuparsi di alberghi: "gli chiesi subito - spiega Armani - cosa c'entrassi io con Dubai, con questa Las Vegas del mondo arabo, io che sono l'opposto del lusso esasperato. Lui ha risposto che voleva proprio me, perché facessi quello che mi piaceva. E così ho fatto anche qui quello che avevo già fatto nella moda, ho 'tolto'".
In senso metaforico, naturalmente: non manca nulla infatti nelle stanze che vanno dagli 800 euro ai 13 mila della super suite da 300 mq. E negli 8 ristoranti (anche un milanesissimo Peck con vendita di prodotti nostrani) come nella spa e nell' Armani Privé. Mancano invece i classici banconi per concierge e reception nella hall, perché ogni ospite ha un lifestyle manager che accorre a qualsiasi ora per qualunque problema. Tutto è ipertecnologico e lineare, ma insieme caldo e importante, tra lacche nere, legno, seta e pelle.
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Tutto è curatissimo: Armani ha disegnato personalmente perfino i dossier con le informazioni per gli ospiti. E anche le saponette, a forma di pietra: le avrebbe volute nere, come quelle laviche di Pantelleria, ma non sono riusciti a fargliele. Unico neo - si fa per dire - di un lavoro maniacale durato 5 anni durante i quali lo stilista a Milano disegnava e Alabbar a Dubai controllava "perché Armani è molto esigente". Pare che i due si siano intesi bene: la loro è una "bella scommessa", quella di far capire al mondo arabo come si vive alla maniera di Armani, che in fondo è un modo molto italiano di concepire il lusso come confortevole raffinatezza.
In attesa che il mondo impari, tutta l'operazione Burj Khalifa, cioé la costruzione del grattacielo e la realizzazione dell'albergo e del resto, è costata a Emaar 1,5 miliardi di dollari. Quanto all'hotel "nonostante la crisi globale, abbiamo investito più di quanto previsto all'inizio e ci vorranno 8 anni per raggiungere il punto di pareggio" ha aggiunto Alabbar. Il prossimo passo sarà l'apertura (fine 2011) dell'Armani Hotel a Milano che "avrà un pizzico di milanesità in più, sarà più ricco come mobili e colori, come una casa milanese".
Seguiranno i resort a Marrakesh e a Marassi, vicino Alessandria d'Egitto. E dovunque "lo stile Armani dovrà essere riconoscibile". Come lo è sempre la sua moda: stasera la ammireranno i 450 ospiti della sfilata della linea Privé, che poi si riverseranno al party, tra i giochi d'acqua e nella lodge dominata dalle esili colonne che formano un arco arabo, un segno - disegnato da Armani - che ricorda le moschee, un omaggio al luogo. La prossima sfida di questo imprenditore che una ne fa e cento ne pensa? "Vorrei realizzare alberghi per giovani che non hanno tanti soldi. Non intendo degli ostelli, ma hotel da 150 euro a notte. Sarebbe l'operazione che ho fatto da molti anni nella moda con Emporio, Armani Jeans ed Exchange".
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