Gianluca Bolelli
14 nov 2016
American Apparel: seconda bancarotta in un anno
Gianluca Bolelli
14 nov 2016
Lunedì 14 novembre, il marchio statunitense American Apparel si è dichiarato fallito per la seconda volta in poco più di un anno, a causa delle fortissime pressioni concorrenziali che gravano sui marchi di moda per adolescenti negli Stati Uniti e dei difficili rapporti con il suo fondatore.
Questa seconda richiesta di fallimento avviene in un momento di grande difficoltà per il brand, che non riesce a porre fine al periodo negativo di numerosi anni conclusi in perdita e che si trova a subire una crescente concorrenza dell'online. Anche in tempi recenti, l'azienda era riuscita a fare breccia nella cultura popolare, grazie alla sua strategia pubblicitaria e alla personalità del suo fondatore, Dov Charney.
American Apparel, noto infatti per le sue pubblicità a forte ed esplicito contenuto sessuale, ha dichiarato al tribunale che il livello delle sue attività e passività si colloca in una forchetta compresa tra i 100 e i 500 milioni di dollari.
Inoltre, il canadese Gildan Activewear ha affermato di aver accettato di acquistare dei diritti di proprietà intellettuale legati al marchio American Apparel, così come alcuni dei suoi asset, per un totale di 66 milioni di dollari.
Per tutto il processo di vendita degli asset della società, American Apparel continuerà a svolgere la propria attività negli Stati Uniti, senza alcuna conseguenza sul funzionamento quotidiano del marchio nel Paese, secondo una lettera indirizzata ai dipendenti dal presidente dell'azienda americana, Bradley Scher, e pubblicata dall'agenzia Reuters.
American Apparel è attivamente alla ricerca di un acquirente e ha avviato colloqui con il gestore di licenze di marchi Sequential Brands, oltre che con B. Riley Financial, una società di servizi finanziari, dopo che le trattative condotte in precedenza con Authentic Brands Group non hanno portato ad un accordo.
La società ha comunicato la settimana scorsa la chiusura delle proprie attività nel Regno Unito.
American Apparel aveva già portato i libri in tribunale nell'ottobre del 2015 dopo un forte calo delle vendite e nel bel mezzo di una fase conflittuale con il suo fondatore Dov Charney, che era stato allontanato nel 2014. L'azienda era infine riuscita ad uscire dalla procedura fallimentare lo scorso febbraio sotto la direzione di un gruppo di obbligazionisti guidato dall'hedge fund Monarch Alternative Capital.
Tuttavia, la situazione è rimasta difficile, con vendite ancora calate e gli alti costi di funzionamento della sua fabbrica di Los Angeles da sopportare. Di fronte alla pressione crescente, American Apparel ha assunto all'inizio di quest'anno la banca d'investimenti Houlihan Lokey per studiare una possibile vendita, insistendo però sul fatto che qualsiasi soluzione trovata dovrà conservare l'unità produttiva di Los Angeles.
Almeno otto marchi statunitensi di prodotti per adolescenti, tra i quali Wet Seal e Pacific Sunwear of California, sono stati dichiarati falliti negli ultimi due anni a causa delle mutate abitudini di spesa dei giovani americani e della loro minore frequentazione dei centri commerciali.
Versione italiana di Gianluca Bolelli; fonte: Reuters
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