Pubblicato il
14 mag 2012
14 mag 2012
Altagamma vuole trasformare la Galleria di Milano in una vetrina mondiale
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14 mag 2012
14 mag 2012
L’obbiettivo è di “trasformare la Galleria in un luogo di rappresentanza dell’eccellenza milanese ed italiana”. Con questa premessa, la Fondazione Altagamma, che riunisce le imprese italiane di eccellenza nei settori trainanti del Made in Italy, ha svelato lunedì a Milano la proposta che ha inoltrato al comune di Milano per valorizzare il suo celebre “Salotto”, la storica Galleria Vittorio Emanuele che collega il duomo alla Scala.
L’idea messa a punto da Altagamma è di creare un Fondo immobiliare chiuso ad apporto di una durata trentennale, in cui sarà conferita la proprietà del complesso immobiliare, di cui il comune controllerà la maggioranza con un 51%. Il 49% delle quote rimanenti di questo fondo sarà venduto “interamente a delle attività commerciali di eccellenza con un incremento delle superfici commerciali che dovrebbero più che raddoppiare”.
Altagamma prevede in effetti di portare gli attuali 20.000 m2 utilizzati nella Galleria per attività commerciali a 50.000 m2, grazie alla ristrutturazione degli spazi interni e dei piani superiori che non sono stati sfruttati fin qui commercialmente, valorizzando l’insieme a 1 miliardo di euro. La Fondazione stima a 800 milioni di euro il valore della superficie che sarebbe conferita a questo fondo immobiliare. A questo si aggiungono tra i 180 e i 200 milioni di euro d’investimenti necessari alla ristrutturazione della Galleria in modo da trasformare questi 30.000 m2 aggiuntivi in destinazione commerciale. “Con questa formula, il comune incassa subito 400 milioni di euro che corrispondono alla sua quota del 51%, a cui si aggiungono 35 milioni di ricavi annuali provenienti dagli affitti degli spazi contro 11 milioni di euro attualmente”, spiega Armando Branchini segretario generale della Fondazione Altagamma.
Per preservare il patrimonio artistico e storico della prestigiosa galleria disegnata a forma di croce da Giuseppe Mengoni e inaugurata nel 1877, il progetto prevede inoltre un’attenta selezione “che premi la presenza di marchi che compongono il patrimonio delle eccellenze a livello internazionale, con una visione prospettica dei valori e non tenendo conto del solo ritorno dell’investimento immobiliare”, precisa la Fondazione in una nota. In questo contesto, Altagamma si propone come “advisor” imparziale di questa operazione complessa che “potrebbe realizzarsi entro una decina di anni”, secondo Armando Branchini.
L’assortimento di merceologie e di servizi previsto dal progetto è composto al 50% da “marche di moda, gioielleria, orologeria e cura della persona, italiane e dell’Unione europea di notorietà mondiale”, al 20% da “arte, cultura, librerie, multimedialità”, al 15% da design e arredamento, al 10% da ristorazione e caffetteria e al 5% da vendita di prodotti enogastronomici italiani.
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