26 lug 2013
Abercrombie & Fitch: il Difensore francese dei diritti vuole vederci più chiaro
26 lug 2013
L’azienda statunitense, popolare per il suo personale fatto di ragazzi tanto belli quanto poco vestiti, è al centro di una denuncia presentata dal Difensore francese dei diritti (Défenseur des droits, che ha ormai assunto una figura di mediatore per la Repubblica di Francia, ndr.). Dominique Baudis vuole infatti vederci chiaro nelle modalità di assunzione del personale da parte del marchio americano, che rivendica la sua predilezione per la gente di bell'aspetto, che siano gli impiegati o i clienti, e che è stato molte volte condannato per discriminazione negli USA.

In un documento ottenuto dal quotidiano “Le Monde”, il Difensore dei diritti rileva che l'azienda «sembra fondare le sue pratiche di assunzione del personale su criteri discriminatori e soprattutto legati all'aspetto fisico». Egli addita anche gli annunci di lavoro realizzati dal marchio per la ricerca di modelli maschili e femminili, per «rappresentare il brand, assicurare il servizio ai clienti e creare energia nel negozio». «Se delle esigenze professionali possono giustificare la considerazione dell'aspetto fisico per l'assunzione di modelli, le cose sono ben diverse per i posti di venditori», secondo Dominique Baudis.
Sostenendo nel 2006 che «la bella gente attira altra bella gente», i dirigenti di A&F hanno fatto parlare di sé per l'eliminazione dagli scaffali delle taglie XL e XXL. Anche in questo caso per limitare la presenza in-store di persone dal fisico «fuori dai canoni» del brand. Nel 2010, un manager spiegava al sito Gather che «Abercrombie & Fitch non vuole dare l’impressione che chiunque, in particolare le persone povere, possa indossare i suoi vestiti». Pregiudizio che però si ferma alla cassa, perché il negozio on-line, invece, propone anche delle “grandi taglie”.

Nel corso degli anni, il gruppo Abercrombie è diventato molto conosciuto sia per i suoi commessi seminudi che per le sue polemiche. Nel 2005, l’azienda ha versato 37,8 milioni di euro per porre fine alle denunce di persone che affermavano di non essere state assunte in ragione delle loro origini, o di esser state costrette a lavorare lontano dalla vista dei clienti a causa del loro aspetto.
Nel marzo del 2012, “Il Corriere della Sera” citava una nota interna in cui si affermava che sarebbe stato punito con dieci flessioni ogni errore commesso dagli impiegati del flagship di Milano. Prendendo in considerazione l'altro marchio di proprietà Hollister, “Challenges” ricordava nell'aprile scorso il caso dei dipendenti di Lione costretti a comprare i loro abiti da lavoro in negozio, senza che il loro costo gli fosse rimborsato.
Più divertente (e prova che il fisico non è il solo criterio che l'azienda USA prende in considerazione) è il fatto che Abercrombie & Fitch propose nel 2011 di pagare uno dei protagonisti di un reality statunitense (Michael Sorrentino di “Jersey Shore”) perché smettesse di indossare i suoi capi. Molto fiero del suo fisico scolpito, il giovane non brillava per intelligenza...
Matthieu Guinebault (Versione italiana di Gianluca Bolelli)
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