Zilli passa interamente sotto la bandiera di Dubai
Rimessosi in piedi, il marchio Zilli proseguirà la fase di rilancio sotto l'egida del suo principale azionista, il Negma Group. La società di investimento con sede a Dubai, fondata e presieduta da Elaf Gassam, ha acquisito nel 2021 il marchio francese di prêt-à-porter maschile di lusso, all'epoca in amministrazione controllata, insieme alla società di consulenza italiana FAI Advisory. Quest'ultima ha deciso di cedere tutte le sue quote a Negma Group.
L'operazione è stata confermata a FashionNetwork.com dall'azienda con sede a Milano specializzata in ristrutturazioni e acquisizioni, che investe in aziende in difficoltà. FAI Advisory ritiene di aver portato a termine la propria mission, avendo accompagnato con successo il processo di riorganizzazione di Zilli, che ha riportato in vita.
La sartoria lionese, fondata nel 1965 dalla famiglia Schimel, è stata posta in amministrazione controllata nel settembre 2021 e rilevata da Negma Group e FAI Advisory tre mesi dopo. I due investitori si erano impegnati a preservare la sede parigina della casa di moda e a mantenere in funzione i suoi tre siti produttivi, vale a dire i laboratori a Dardilly, vicino a Lione, conservandovi 70 posti di lavoro, e i due siti italiani che impiegano più di 80 persone, quello di Cappelle sul Tavo, in Abruzzo, e la camiceria a Bergamo, in Lombardia.
Zilli è ora pienamente operativa e tutti e tre i suoi siti produttivi sono attivi. Il marchio non lascia trapelare le proprie cifre, ma, secondo una fonte a conoscenza della vicenda, è impegnata in una solida ripresa, nonostante le difficoltà incontrate in Russia, uno dei suoi mercati principali. Sul suo sito web, Zilli indica di essere presente in 37 nazioni e di avere 57 negozi aperti, compreso il flagship di Parigi, situato in rue François 1er.
L'azienda, nota per essere stata la prima a creare giubbotti in pelle di altissima gamma, era già andata in difficoltà nel 2016 a causa del calo dei consumi in Russia. In seguito aveva recuperato terreno, ma non è mai riuscita a tornare all’antico splendore (tra il 2014 e il 2015 realizzava fatturati di quasi 100 milioni di euro). Nel 2020 aveva registrato un giro d’affari di 31,5 milioni di euro, in calo del 30% rispetto al 2019. Con la crisi Covid che ne è seguita, le sue vendite erano crollate, portandola sull'orlo del fallimento.
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