Zegna: lo chic integrato verticalmente
Nessun marchio nel campo dell’abbigliamento maschile ha affrontato la questione di come gli uomini vogliono vestirsi nel nostro mondo post pandemia con la stessa forza di Zegna. La risposta del marchio: collezioni costruite su tessuti personalizzati, creati all'interno del gruppo Zegna, appositamente disegnati sulla base della visione del designer Alessandro Sartori di un leisurewear sartoriale per il tempo libero.
Sartori ha iniziato la carriera tagliando abiti con il bisturi - rigorosi, lineari e lunghi. Adesso plasma e scolpisce come Donatello, o meglio ancora come Tony Cragg. Dà forma a pantaloni a gamba larga con cuciture sul davanti, o taglia piumini cortissimi in pelle color sabbia con colletti alti.
Spesso i look più forti erano quelli in pelle, come un paio di gilè bellissimi, raccolti nella parte posteriore in una forma ondulata scultorea.
Tutta la sua collezione era basata sul concetto dell’Oasi Zegna, un enorme terreno di 100 chilometri quadrati ai piedi delle Alpi italiane, che la famiglia fondatrice possiede e protegge. Per darvi un'idea delle sue dimensioni, è circa 30 volte più grande di Central Park.
Sartori conduce il suo menswear anche verso il capo-chiave del post-pandemia, la giacca-camicia. Le giacche Zegna sono disponibili in miscele dei migliori materiali della casa: cashmere, alpaca, merino o maglieria densa. Tutte tagliate ergonomicamente con maniche allungate e colletti affilati.
Altrove, le giacche sono capienti e senza spacchi. I cappotti sono languidi, con spalle morbide e maniche più larghe. Le giacche a sacco hanno tocchi couture, con maniche che terminano al gomito. C'era persino un accenno di Pierre Cardin nell'amore di Ale per le giacche senza risvolto.
La tavolozza dei colori era autunnale: foglia, burro, limone amaro e farina d'avena. Anche se la tinta chiave era un granito urbano.
Sartori collabora con prestigiose tessiture di proprietà diretta – come Bonotto, Dondi, Filati Biagioli Modesto, Lanificio Zegna e Tessitura Ubertino – che gli danno accesso a grandi tessuti di straordinario interesse estetico.
A sottolineare l'intero approccio, gli ospiti sono entrati nello spazio espositivo attraverso un tunnel che conduceva a una serie di camere d'aria di vetro dove le fibre galleggiavano e si asciugavano, un processo essenziale nella produzione dei tessuti Oasi Cashmere. Oasi Cashmere si trova al centro della “Road to Traceability” di Zegna, un impegno a certificare le sue fibre come completamente tracciabili entro il 2024.
“In Zegna, ho l'opportunità senza precedenti di creare tessuti dalla fase di tessitura a quella di finissaggio, sfidando i nostri produttori, spingendoli a esplorare territori inesplorati. Questo mi permette di plasmare le nostre silhouette direttamente dalla materia prima, assicurandomi che il nostro impegno per l'innovazione e l'eccellenza sia radicato in ogni fase del processo. Il risultato è un linguaggio totalizzante e veramente progressista”, ha spiegato Sartori nelle sue note di programma.
Il CEO Gildo Zegna ha salutato con entusiasmo tutti quelli che ha incontrato, palesemente innamorato della collezione. Tra le notizie importanti per il suo gruppo, Thom Browne, il marchio dell’omonimo stilista americano controllato da Zegna, la scorsa settimana ha vinto in tribunale contro le affermazioni di Adidas secondo cui la firma a quattro strisce di Browne copiava le tre strisce del marchio tedesco.
Alla domanda sui suoi pensieri sulla sfilata di oggi, Gildo ha risposto con una sola parola e un sorriso enorme: “Hermès!”.
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