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18 apr 2016
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Vivid Meisen, in mostra a Roma la sfavillante moda del kimono moderno

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Ansa
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18 apr 2016

Giappone anni 20: nasce il kimono prêt-à-porter, di fattura meisen tinto in filo, che fa bella mostra di sé nelle vetrine dei grandi magazzini, per la donna moderna, che non ha paura di osare indossando colori e motivi dirompenti, in auge fino agli anni Cinquanta e oggi oggetto di rinnovato interesse.

Foto: Ansa


La mostra Vivid Meisen (a Roma all'Istituto Giapponese di Cultura 22 aprile – 4 giugno 2016) , tra gli eventi celebrativi del 150° anniversario delle relazioni tra Giappone e Italia, intende presentare i kimono più colorati e arditi, attraverso uno stile – raffinatosi in anni di repentini cambiamenti sociali – figlio della vitalità e del vigore del Giappone popolare.

La mostra presenta kimono rappresentativi di epoche e aree del distretto tessile del Giappone centrosettentrionale, per l’esattezza di Ashikaga, Chichibu e Isesaki, divisi nelle sezioni tematiche: fiori, arti grafiche, motivi tradizionali, fauna, motivi di macchine e macchinari, poster bellezze d’epoca. I tessuti meisen riscuotono sempre maggiore interesse da parte delle platee nazionali, europee ed americane grazie a colori vivaci, design e tecniche audaci.

Foto: Ansa


Il kimono meisen è nato con la modernizzazione del Giappone. Sebbene fin dall’antichità la seta fosse prodotta in molte località del Giappone, è a partire dal 1854, anno di apertura delle relazioni diplomatiche con l’estero, che la produzione registra un impulso decisivo. La seta grezza diviene il principale bene di esportazione verso l'Europa e gli Stati Uniti. La grande quantità di bozzoli prodotti era inversamente proporzionale alla qualità, spesso inferiore o fuori standard; perciò, la merce non esportabile viene utilizzata dai sericoltori in tessuti ad uso familiare. Inizia così la storia del kimono meisen. In parallelo all'incremento dell’export della seta grezza, la vita dei giapponesi subisce un repentino e variegato stravolgimento a seguito dell’introduzione di novità di provenienza occidentale come cinema e caffetterie, balli e moda.

Al cambio dello stile di vita corrispondono motivi e colori dei kimono nuovi, frutto dell'influenza dell'arte europea d'avanguardia; il design originale del kimono meisen può essere interpretato come la risposta tessile alle correnti artistiche dell’epoca, ovvero impressionismo, cubismo, fauve e futurismo italiano. Con tale impianto culturale, il panno di seta economico con motivi dirompenti, inizia ad essere prodotto in quantità nella pianura del Kanto, alias Tokyo e vicinanze, in particolare a Hachioji, Ome, Chichibu, Isesaki, Kiryu, Ashikaga e Sano, dove le novità della moda arrivano rapidamente e la distribuzione di nuovi prodotti è frequente. Nello stesso momento, l'educazione scolastica femminile conosce più ampia diffusione, nasce la figura sociale della donna lavoratrice. Nella prima metà del Novecento il kimono meisen riscuote un enorme successo in tutto il Giappone.


Foto: Ansa



Il meisen, abito dal design moderno a un prezzo abbordabile, incarna un’idea popolare di estetica attiva e vigorosa. La mostra VIVID MEISEN intende presentare la briosa società giapponese dell'epoca, attraverso gli splendidi colori dei kimono.

La tecnica ikat e il meisen Ikat è un tessuto tinto con una tecnica tradizionale di tintura in fasci di fili parzialmente legati, in modo da lasciarne una parte bianca. La tessitura dei fili trattati crea un disegno particolare chiamato ikat, caratterizzato dalla creazione dei disegni dall’incrocio di ordito e trama. La tecnica ikat raggiunge il Giappone attraverso paesi del sud-est asiatico come Indonesia e Filippine, durante l'epoca Edo. Tecnica inizialmente adottata nella regione meridionale del Giappone, la ikat arriva a Tokyo per espandersi successivamente verso nord fino al Tohoku. In tarda epoca Edo, dunque metà Ottocento, la regione del Kanto produce kimono con il metodo ikat di cui sviluppa alcune varianti originali, come la tintura del filo con cartamodello grazie alla quale disegni e colori conoscono nuove libertà. Tale procedimento evolve la tecnica ikat in direzioni nuove, aprendo al meisen la via del disegno moderno.

Meisen di Ashikaga: La città di Ashikaga nella prefettura di Tochigi, è la regione di massima produzione del meisen. Ad Ashikaga si realizzano difatti raffinati meisen economici, lanciati con la complicità di un'intelligente tecnica di marketing a colpi di manifesti e cartoline, dove le bellezze in kimono meisen del luogo erano dipinte dai famosi pittori dell'epoca come Shuho Yamakawa e Shinsui Ito. I dipinti originali si possono ammirare oggi nelle sale dello Ashikaga Museum of Art. La Sala principale del Santuario di Orihime di Ashikaga, nota meta turistica fondata nel 1705, viene ricostruita con il supporto della Ashikaga Textile Association nel 1937, durante l’epoca aurea del meisen.

Meisen di Isesaki: La città di Isesaki, prefettura di Gunma, è la regione produttrice di uno ikat elaborato e ricco di colori che influì notevolmente sullo sviluppo del meisen. Nel dopoguerra (1950-1960 ca.) si producono tessuti recanti fino a 18 colori differenti. Con la tecnica di Isesaki, ordito e trama s'intrecciano per dare adito a design sofisticati che richiedono tempo e tessitrici esperte. Una lavorazione, quella dello Isesaki meisen, spesso appannaggio femminile e con costi elevati.

Meisen di Chichibu: Il Chichibu meisen si produce ancora oggi ed è stato designato dal governo giapponese Bene Artigianale Tradizionale dal 2013. Nel museo del meisen di Chichibu, sito nel centro della città omonima, si può osservare l’intero processo della produzione meisen, dalla lavorazione della seta grezza fino al tessuto finito. Il matsuri notturno di Chichibu, noto per il regale carro shintoista e i fuochi d'artificio, è comunemente conosciuto anche come Festival dei bachi da seta. Il nome deriva dal grande mercato della seta che si teneva in epoca Edo in concomitanza all’evento notturno. Chichibu è da sempre sinonimo di sericultura.

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