VF Corp limita il calo nell’ultimo esercizio
I team di VF Corp hanno vissuto un anno di cambiamenti e sfide. Il gruppo diretto da Steve Rendle, durante il proprio esercizio finanziario 2020 scalato, chiuso alla fine di marzo, ha consolidato l'importanza dei suoi marchi di punta: The North Face e Vans. Il tutto optando per un portfolio molto sportivo, outdoor e lifestyle.

Nell’ultimo esercizio, il gruppo ha finalizzato le integrazioni del marchio di calzature da running Altra e del brand Icebreaker, specialista in vestiti di lana merinos. Tuttavia, si è separato dal suo polo di marchi di abbigliamento e scarpe da lavoro e ha creato l’entità Kontoor Brands, per separare i risultati dei suoi marchi di jeans (Lee, Wrangler...) dal proprio polo “Active” e “Outdoor”. Questo senza dimenticare la cessione del marchio Reef, legato alla cultura surf. Ciò per dire che con perimetro d’attività così rivoluzionato, i dati complessivi del gruppo danno poche indicazioni.
Nell’ultimo esercizio, VF ha registrato un fatturato di 10,5 miliardi di dollari (9,69 miliardi di euro), in aumento del 2% (+4% a cambi costanti e dopo trattamento degli eventi eccezionali). L’utile operativo si è contratto del 22%, a 928 milioni di dollari (+6% a perimetro rettificato e cambi costanti) e il suo avanzo operativo lordo rispetto alle operazioni continue diminuisce del 30%, a 727 milioni di dollari. Risultati influenzati dalla crisi legata alla pandemia di Covid-19 nell'ultimo trimestre. Il gruppo mostra un calo dell'11% delle vendite, a 2,129 miliardi di dollari, per un risultato operativo rettificato di 81 milioni di dollari.
Che ne è allora del business dei marchi principali del gruppo? Nel corso dell'anno, la divisione “Outdoor” è rimasta stabile a 4,64 miliardi di dollari, con un incremento del 3% per The North Face, che ha visto le proprie vendite progredire del 7% in Europa. L’ultimo trimestre è stato delicato, con una contrzione della sua attività del 14% rispetto all’anno precedente, con un -21% nelle Americhe e un -26% in Asia-Pacifico.
Il polo “Active” cresce del 4% (+7% a cambi costanti e dopo trattamento degli eventi eccezionali), a 4,92 miliardi di dollari, sempre trainato da Vans, in crescita del 10%, con un +17% in Asia-Pacifico. Nei tre mesi da gennaio a marzo 2020, il marchio nato dalla cultura skate ha registrato una contrazione del 7%. Infine, il segmento “Work” rimane stabile (+4% a cambi costanti), a 886 milioni di dollari, con una progressione del 3% delle vendite di Dickies, salite del 7% in Asia-Pacifico. Nell’ultimo trimestre il brand ha accusato una diminuzione del 35% della propria attività in Europa.
Infine, Timberland è un caso particolare. Prima ancora delle crisi del Covid-19 il presidente di VF Corp aveva allarmato il management del marchio. Alla fine, la sua attività annuale si contrae del 6%, con una stabilità nelle Americhe, ma contrazioni del 12% in Europa e dell’8% in Asia-Pacifico. Nell’ultimo trimestre, l’etichetta è scesa del 19%, con diminuzioni del 34% in Asia, 20% in Europa e 10% nelle Americhe. Battute d'arresto che non sono episodiche e pongono domande sul futuro del brand: nell’esercizio 2020, VF Corp ha proceduto a un’operazione di svalutazione dell valore dell’avviamento (Goodwill Imparment) di Timberland per 323 milioni di dollari.
Le vendite all’ingrosso del gruppo non sono aumentate. In compenso le vendite dirette al consumatore rimangono il pilastro della crescita di VF Corp (+5%), con +15% dei suoi ricavi digitali. Alla fine, il margine operativo del gruppo è passato dal 12,5% dell'esercizio 2019 al 7,6% dell’annata 2020.
Il gruppo si aspetta un anno fiscale complicato e prevede che le vendite diminuiranno di oltre il 50% nel primo trimestre del suo esercizio finanziario scalato 2021, che si concluderà alla fine di giugno.
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