Van de Velde vede calare l’utile netto nel primo semestre
Poche settimane dopo aver annunciato una leggera progressione del proprio fatturato nel primo semestre, il gruppo Van de Velde rende noto un calo dell’utile. Un fatto previsto e logico, tenendo conto della bassa crescita delle vendite dello specialista belga della lingerie (Marie Jo, PrimaDonna, Andres Sarda, Rigby & Peller...) e soprattutto dell’incremento dei suoi investimenti.
Con un fatturato di 116,9 milioni di euro, in aumento dell’1,2%, Van de Velde deve pertanto sopportare il costo delle ultime misure che ha dovuto prendere per rilanciare la propria crescita negli anni a venire. Così, il REBITDA (il margine operativo lordo senza gli effetti degli elementi non ricorrenti, ndr.) è stato di 36,3 milioni nel primo semestre, diminuendo del 5,7% su base comparabile. L’utile netto è stato in linea con tale trend, diminuendo del 5,4%, a 20 milioni di euro.
Il segmento wholesale vede calare leggermente il suo contributo ai dati della società, e il retail cresce lentamente; dunque, sono i nuovi investimenti sostenuti che spiegano questo calo dell’utile. Il gruppo cita al riguardo soprattutto il costo del lavoro sulla piattaforma informatica e l’e-commerce, un progetto sul posizionamento dei marchi, sulla catena del valore, ma anche investimenti nelle risorse umane.
Per il 2017, e certamente il 2018, il gruppo belga si aspetta di ottenere una debole crescita del giro d’affari e ancora una diminuzione dell’utile, prima che la nuova politica porti i suoi frutti.
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