Valentino entra nel terreno della fantasia, e si batte per l’inclusività
Siamo entrati in un mondo di suprema fantasia fashion alla sfilata di Valentino di mercoledì sera a Parigi, lo show finale di quattro giorni di sfilate di Haute Couture e una dichiarazione estetica molto chiara sull'importanza dell'inclusività.

Col loro cast multirazziale e la colonna sonora di grandi classici soul, il défilé e la collezione sono stati veramente straordinari, cementando la reputazione di Pierpaolo Piccioli come il couturier per eccellenza del momento.
Una miscela di super opulenza, lussureggiante eccentricità, superlativa scelta delle modelle e copricapo faraonici, questa brillante esibizione di moda si è guadagnata, meritandola tutta, una standing ovation da un pubblico che comprendeva Gwyneth Paltrow, Celine Dion e Naomi Campbell.
Esclamazioni, saluti, espressioni di giubilo hanno accolto gli outfit d’apertura: da un completo giallo canarino composto da gonna plissettata di chiffon a cascata, giacca multi-rosa e parrucca di lana da bambola di pezza, fino a una giacca ocra di faille spiegazzato che sembrava fosse rispuntata dopo un incidente automobilistico, indossata sopra a pantaloni lilla e a una cintura di seta color limone. Un enorme grido di entusiasmo ha accolto l’apparizione di Lauren Hutton in un abito raccolto di seta color lime e un cappotto di cachemire double face con revers incrostati.
C'è stato un momento a metà dello show con 71 uscite in cui Piccioli ha improvvisamente accelerato. Paesaggi di fantasia su abiti con lustrini, mantelli con vorticosi intarsi, abiti in paisley a strati, tutti rifiniti con pon pon, parrucche di lana a zazzera e seducenti corone di tessuto da principessa nubiana. Uno di quei momenti di moda in cui tutti i giornalisti, gli stilisti, i critici e gli appassionati si guardano negli occhi e annuiscono collettivamente in segno di immenso rispetto.

Con Nina Simone nella colonna sonora, le modelle indossavano cappotti per creare i quali sono state necessarie 1.700 ore di lavoro. Nel programma, ogni look era attribuito alle singole sarte dell'atelier Valentino.
Sarebbe forse inutile suggerire qualsivoglia classificazione dei designer nell’alta moda, perché ogni stilista segue i propri riferimenti, che spesso sono molto diversi. Eppure la qualità superlativa di questa collezione era tale che un confronto di questo tipo pareva quasi ingiusto, per quanto avanti e in anticipo sembri essere oggi rispetto ai suoi colleghi Pierpaolo Piccioli.
Ma cosa significa tutta questa bellezza rarefatta? La grande moda dovrebbe essere, almeno in parte, un commento sui nostri tempi. Bene, allora si potrebbe azzardare che sicuramente non sia una coincidenza che la notevole esplosione della moda nelle ultime due generazioni abbia coinciso con mezzo secolo di democrazia liberale e la crescente indipendenza delle donne.
E che questa stagione attuale della Haute Couture con le sue visioni di stile particolarmente rarefatte e romantiche rappresenti anche una richiesta di sensibilità ed eleganza, proprio in un momento in cui i politici con atteggiamenti da macho, sovranisti, non liberali, autoritari, volgari controllano molte delle grandi nazioni del mondo. Non per voler trascinare per forza la couture nella politica, ma si potrebbe anche ricordare che i proprietari di Valentino sono la famiglia reale del Qatar, uno stato che attualmente soffre di un boicottaggio economico orchestrato da un testardo principe dell'Arabia Saudita, che molte persone credono abbia ordinato l'omicidio del più grande critico del suo regime, Jamal Khashoggi.

“L'inclusione, in definitiva, è un atto creativo oltre che umano”, ha affermato Piccioli nelle sue note al programma.
Ed è anche questo che ha reso il saluto finale di Piccioli così toccante. Ha preso tutto il suo atelier (una ventina di petites mains) e gli ha fatto fare tutto il giro della passerella all’interno del palazzo. Per la più grande e sentita standing ovation che abbiamo visto a Parigi negli ultimi anni.
Sullo sfondo passava intanto il grande inno di Aretha Franklin, (You Make me Feel Like A) Natural Woman, nell'unico vero fashion moment della stagione parigina.
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