Una stagione newyorchese segnata dall'estetica di Brooklyn
Prima tutte le strade portavano a Roma, invece in questa stagione di sfilate a New York molti percorsi di moda convergevano verso Brooklyn, dove nell’enorme ‘accampamento’ lungo l’East River si sono messe in luce diverse tendenze principali della moda americana.

Circa una mezza dozzina di grandi sfilate sono state presentate a Brooklyn, con il climax la sera di martedì grazie a Savage x Fenty, uno spettacolo all’incrocio tra varietà e serata danzante che incontra la passerella per celebrità dell’hip hop. Lo show ha ridefinito le regole della moda, con ballerine in tacchi a spillo, corpi di tutte le taglie, top model famosissime e soprattutto lei, Rihanna.
Sebbene la cantante sia nata a Barbados, la sua sfilata suburbana ha segnato il trionfo di una nuova estetica realizzata a Brooklyn. Un incontro innovativo di tagli eleganti, capi da atletica street-style, loghi sportivi e un tocco di stile da rock star. E uno spirito di accoglienza e apertura per una stagione di cui sono stati protagonisti i concetti di inclusione e ottimismo.
Lo stesso look è stato messo in evidenza la sera prima in occasione del 30° anniversario di DKNY, con una festa organizzata al St Ann’s Warehouse a DUMBO, acronimo che designa il quartiere situato “Down Under Manhattan and Brooklyn Bridge”. In questo fiorente quartiere, molti edifici industriali sono stati trasormati in appartamenti costosi, hotel alla moda e persino in un avamposto del club Soho House.
Ancora una volta, un mix di denim blu scuro stirato con cura, in tagli sofisticati ed emblemi dell’hip hop, in mezzo a performance dei DJ star Martinez Brothers e di Halsey, la cantante che quest'anno ha raccolto una sfilza di primi posti nelle classifiche.
“Mi ricorda il momento in cui ho presentato il nostro primo evento a Londra, più di 20 anni fa. È fantastico che il marchio sia ancora florido”, ha sorriso Donna Karan, mentre decine di giovani che partecipavano alla festa si mettevano in fila per salutarla.

Un altro dei principali défilé si è svolto a Brooklyn, il cui nome storico era King’s County: la presentazione di Tory Burch al Brooklyn Museum. La sua ispirazione? Una principessa: Diana Spencer. Una collezione all’incrocio tra lo stile preppy-bohemien-chic-B.C.B.G. di Tory Burch e la rosea femminilità all’inglese di Lady Di.
Tra gli altri che hanno deciso di attraversare i giganteschi ponti newyorchesi, Phillip Lim e Brandon Maxwell. E lo spettacolo fuori Manhattan è continuato fino all’ultima mattina con Michael Kors, i cui numerosi ospiti sono arrivati in taxi marittimi ultraveloci. Re dello sportswear americano, Michael Kors ha giocato con ogni tipo di riferimento: ancora un mix di punk chic, stile marino ed eclettismo B.C.B.G.
Negli ultimi anni, la stagione di sfilate a New York si è concentrata ad ovest di Manhattan: da Chelsea a Tribeca, e in particolare agli Spring Studios, uno spazio per eventi costruito su misura in cui decine di stilisti emergenti presentano le proprie sfilate e dimostrazioni. La location più cool si trova all’interno del Sunken Lounge, uno spazio estremamente chic dove abbiamo potuto scoprire una formidabile collezione di Victor Glemaud. Questo gentiluomo haitiano ha proposto della maglieria favolosa, giocosa ed elegante.

Un sacco di redattori di moda di Vogue, Elle e di una dozzina di riviste indipendenti si sono trovati per festeggiare Victor Glemaud, i cui audaci stampati grafici e gli abiti felini dalle tinte tropicali hanno saputo cogliere alla perfezione le aspirazioni newyorchesi per la coolness e la fiducia in sé.
Altro marchio che saputo impressionare è Zimmerman. Il brand con sede a Sydney aveva in prima fila il bravissimo attore australiano Joel Edgerton, e in passerella, nel cuore di Manhattan, l’ultima declinazione dello stile vittoriano sexy romantico della maison.
Tom Ford ha invece scelto la metropolitana ... una stazione in disuso sotto il quartiere trendy di Bowery. Altri stilisti si sono diretti a Nord invece che ad Est.
Tommy Hilfiger ha presentato la sua ultima sfilata scaturita da una collaborazione - la seconda con Zendaya - all'Apollo Theater di Harlem. Un vibrante omaggio retrò alle stelle del soul e del funk degli anni ‘60, e un buon riassunto di una tendenza importante negli Stati Uniti: declinare la moda di un'epoca passata con materiali moderni di qualità.

In modo piuttosto sorprendente, anche l’11 settembre ha dominato la settimana, anche se l’ultimo giorno della stagione non ha segnato il 20° anniversario di questo tragico evento, bensì il 18°. Mentre i media locali erano pieni di articoli sui progetti dell’amministrazione Trump per chiudere i confini degli Stati Uniti a tutti i rifugiati, gli appelli all’ottimismo, all’apertura e all’inclusione erano particolarmente visibili in tanti show dei designer di New York, molti dei quali sono nati al di fuori degli Stati Uniti. Stuart Vevers di Coach, Mark Howard Thomas di Helmut Lang, Sies Marjan, Prabal Gurung o Rihanna, per indicare solo i primi cinque che vengono in mente.
Ed è vero che ogni volta che abbiamo attraversato l'East River per tornare da Brooklyn, potevamo immancabilmente ammirare la vista della Statua della Libertà, che accoglie gli immigrati sulle rive della baia di New York. Come tante sfilate di questo settembre.
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