Una Paris Fashion Week femminista e multiculturale
La Giornata Internazionale della Donna quest’anno è stata dedicata “Alle donne nel mondo del lavoro che cambia: 50-50 entro il 2030”. Una meta ideale per la moda, un settore sempre più guidato da donne, tanto che è stato stabilito un nuovo record di partecipazione di stiliste donne: ben 34 degli 82 show nel calendario ufficiale della Chambre Syndicale de la Mode erano disegnati da creatrici di sesso femminile.

Opportunamente, da Christian Dior la firma grigia della casa di moda è stata bandita dalla passerella e sostituita da 50 sfumature di blu, la cui tonalità predominante era quella che i francesi chiamano blu tuta da lavoro. La scorsa stagione, la direttrice creativa di Dior, Maria Grazia Chiuri, ha disegnato una T-shirt con la scritta “Tutti dovremmo essere femministi” e in questa stagione ha inserito un quartetto di modelle vestite con pantaloni e giacche da lavoratore. In quella che molte persone hanno visto come la sfilata più riuscita della stagione, quella di Balenciaga, il designer Demna Gvasalia presentava donne che camminavano indossando cappotti maschili dal taglio asimmetrico, come se fossero abbottonati male. Parka, cappotti di lana pesante soffice in superficie, giacche di lana ad ampi quadri e trench definiscono una nuova raffinata sofisticazione per una signora creativa.
Femminismo romantico
Da Miu Miu, Miuccia Prada ha presentato un esostismo moderno, con colli sciallati giganti, ampi parka doposci e cappotti in falsa pelliccia in tonalità sorbetto, tutti rivestiti di strass e cristalli. Perché molte donne vogliono che il loro femminismo sia glamour. Mentre da Chanel il Capitano Kirk di “Star Trek” Lagerfeld ha reso di nuovo sognante il futuro con supereroine dell’era spaziale in abiti da cocktail luminosi come un cielo stellato e cappotti di montone argentati.
Da Valentino, la visione di femminismo romantico di Pierpaolo Piccioli mescolava lo stile vittoriano con con i colori pop dell’arte del movimento italiano Memphis in superbi lunghi caftani, abiti e cappotti.

In tutta la città, le collezioni segnavano il ritorno al potere delle spallone anni '80, come nel grande show di apertura della stagione, quello di Saint Laurent Paris. Il direttore creativo Anthony Vaccarello ha mostrato un romanticismo brutale, con abiti da cocktail in pelle con ampie gole profonde, smoking lunghi con spalle in cotta di maglia e guanti di montone lunghi un metro che finiscono sopra le spalle. Queste signore non hanno niente di sottomesso. Alla fine della settimana, comunque, l'autorità pubblicitaria francese ha chiesto alla casa di moda transalpina di ritirare la sua ultima campagna pubblicitaria “porno chic” che raffigurava una signora in calze a rete e un’apertura all’inguine, sulla base del fatto che si trattava di una “rappresentazione degradante e umliante di una persona”.
Altrove, però, la tendenza dominante era di scattare una fotografia colorata e romantica sul femminismo; dagli enormi cappotti avvolgenti in combinazioni di fiori selvatici e colori etnici da Dries Van Noten – in un compendio globale di stampati, con un cast all-star e multietnico di ubermodels - ai cappotti di lana maschili abbinati a camicette di pizzo di Lanvin, aggressivi ma femminili. Abbondanti le idee provenienti dal mondo dello sport, in particolare nella sfilata più Girl Power della settimana, Fenty x Puma, la collezione nata dalla collaborazione fra Rihanna e il colosso tedesco dello sportswear. La popstar ha fatto letteralmente camminare il suo cast di modelle lungo i tavoli di lettura della Biblioteca Nazionale di Francia in rue de Richelieu, e queste alla fine strappavano i libri. Ciò che il cardinale avrebbe pensato si può solo immaginare!
In tutto era presente una tendenza folcloristica, fra i maglioni di Aran da Saint Laurent e Sonia Rykiel, e gli abiti in tartan grezzo o i bomber di pelliccia da nativi americani da Louis Vuitton – anche se tutti miscelati in kit urbani moderni, per una donna in carriera creativa e occupatissima.

Sicurezza intensificata
Sulla scia degli attacchi terroristici in Francia, la Chambre Syndicale de la Mode transalpina ha lavorato a stretto contatto con la Prefettura di Polizia di Parigi per fugare i timori dei visitatori di qualsiasi attacco nei confronti di un settore di alto profilo come la moda. La sicurezza era molto stretta in ogni défilé, persino negli eventi più piccoli, come il 30° anniversario di APC, dove più di una decina di poliziotti armati erano in bella evidenza su rue Madame. Mentre agli show principali, gruppi di investigatori sono stati riconosciuti fuori e dentro la folla.
Inoltre, mentre la presenza dalle principali riviste, dei buyer dei department store e degli influencer dei social media è sembrata elevata, molti showroom hanno riferito di presenze molto più basse dei proprietari di boutique internazionali.
La polemica delle modelle
Nessuna fashion week si può definie completa senza una polemica, e questa è stata dominata dalle accuse mosse dal direttore del casting James Scully riguardanti il fatto che le modelle adolescenti siano state fatte attendere su una scala buia e fredda mentre il direttore del casting di Balenciaga si era assentato per un pranzo di tre ore, e che Lanvin avrebbe telefonato a tre agenzie chiedendo loro di non inviare modelle di pelle scura per il suo show.

Come conseguenza, Balenciaga ha licenziato la direttrice del casting Maida Gregori Boina, anche se lei si è veementemente definita innocente. In più, l’accusa ha molto irritato il direttore creativo di Lanvin, Bouchra Jarrar. Mercoledì 1 marzo, dopo il suo show al Comune di Parigi, ha detto a FashionNetwork.com: “Come può una persona seriamente suggerire che dovremmo farlo? Accusare la nostra casa di moda di razzismo. Penso che siamo tutti abbastanza intelligenti per sapere che uno stilista a Parigi non farebbe mai niente di tutto questo!” Per inciso, nel suo show appariva la star portoricana Joan Smalls.
La mattina di domenica 5 marzo, un piccolo gruppo di manifestanti ha marciato fuori dalla sfilata di Balenciaga lamentando la presunta mancanza di modelle di colore nei principali show parigini. Ironicamente, la veterana supermodel sudanese Alek Wek si è presentata proprio con un vestito di Balenciaga, bellissima nel suo abito di velluto nero con un enorme fiocco in taffetà. Ha persino posato per Instagram sotto la pioggia – che ha tartassato senza sosta Parigi per tutta la settimana – al di fuori dello show, con un mazzo di fiori che Balenciaga aveva regalato ad ogni membro del proprio cast.
A favore dell’immigrazione
Di fatto, questa di Parigi è stata una stagione dedicata all’inclusione, nella quale gli stilisti hanno pubblicamente parlato e preso posizione, e molto, contro il nazionalismo esasperato, e i blocchi ai viaggi pensati da Donald Trump. Al ‘Premio LVMH’ all'interno della sede del colosso globale del lusso, uno dei partecipanti al concorso, la stilista siberiana, che vive però a Crown Heights, New York, Maria Jahnkoy, ha parlato agli ascoltatori via Skype su un iPad dal proprio studio. “Ero troppo spaventata per lasciare New York per venire a Parigi nel caso non mi facessero tornare indietro!”.

E’ toccato allora a Nicolas Ghesquière per Louis Vuitton – il marchio più grande di LVMH – di mettere in scena un manifesto a favore dell'inclusione sociale e dell’immigrazione interna, in Cour Marly del Louvre, la prima sfilata mai organizzata dentro il più grande museo del mondo.
Il suo show ha rotto i confini tra i generi, fra città e campagna, tra abiti da sera e per il giorno, e lo ha fatto perfino la scelta del cast, prima che Ghesquière dicesse ai giornalisti nel dietro le quinte: “Volevo mostrare attraverso la moda che l’immigrazione è sempre stata incredibilmente importante per l’evoluzione della civiltà”. Il suo défilé per Vuitton vantava la presenza di cinque modelle di origine asiatica, e di ben sei giovani donne dalla pelle scura. Per la cronaca, i loro nomi sono: Janaye Furman, Theresa Hayes, Shelby Hayes, Manuela Sanchez, Selena Forrest e Elibeidy Danis.
(Versione italiana di Gianluca Bolelli)
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