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Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
19 feb 2019
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Una London Fashion Week lacerata tra romanticismo e crisi

Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
19 feb 2019

Due retrospettive, attualmente visibili l'una accanto all'altra a Londra, in qualche modo hanno saputo catturare l'umore della stagione di sfilate di moda della metropoli inglese, che si è chiusa questo martedì sera.

Reality Inverse - Serpentine Gallery - Londra


Ambientate all'interno della galleria d'arte Tate Britain, le mostre hanno rappresentato uno studio drammatico dei contrasti: Edward Burne-Jones, il grande pittore preraffaellita e il simbolista che compose visioni di grande bellezza araldica; e Don McCullin, il leggendario fotografo di guerra.
 
Qualcosa di quella loro ricerca di una bellezza senza pari in mezzo alle catastrofi traspariva quel sabato sera. Quando uno dei più grandi duetti artistici della moda ha messo in scena un'affascinante sfilata di Maison Margiela nella Serpentine Gallery, dove i veri iniziati hanno pututo ammirare delle immagini davvero magnifiche.

Intitolata “Reality Inverse”, si è trattato dell’ultima collaborazione all’incrocio fra moda e arte fra John Galliano e Nick Knight. In colori iper saturi, il film proponeva un dialogo visivo attorno all’ultima collezione di ready to wear disegnata da John Galliano per Maison Margiela, realizzata in tessuti metallici che cambiano colore quando li si piega o li si torce.
 
“Era tutto incentrato sugli straordinari materiali che John ha inventato. Lo abbiamo girato in pellicola negativa, cosicché quando ci si muoveva si continuavano a generare degli effetti stupendi”, ha detto, con piacevole modestia, Nick Knight.

 


Il marchio parigino ha presentato il video di sei minuti in due formati. Prima su un grande schermo che a malapena sembrava adattarsi allo spazio centrale della galleria all'interno di Hyde Park. Poi su una dozzina di occhiali per la realtà virtuale che gli ospiti potevano indossare stando seduti su sedie girevoli Vitra. Collisioni e scontri di bellissime immagini che sospettiamo sarebbero state adorate da Edward Burne Jones. In un brillante effetto di sovrapposizione, il DJ Jeremy Healy ha scelto "In Dreams" di Roy Orbison come colonna sonora, con la voce ricca di tremolanti vibrati del cantautore americano che creava un contrasto ideale.
 
“L’abbiamo tutto girato qui, negli studi di Park Royal. Ma è stato distrutto dal fuoco due settimane fa”, si è lamentato il grande fotografo.
 
Miti e leggende erano citati anche nell'ultimo show di Mary Katrantzou, la cui collezione, chiamata “Universal Pictures”,era ispirata ad Empedocle, filosofo dell’Antica Grecia, con riferimenti a terra, vento, fuoco e acqua.

Il risultato sono stati grandi cappotti in piume di marabù e volant di tulle che dovevano rappresentare nebulose supernove. Il che è sembrato assolutamente adatto e pertinente, dopo che Natalia Vodianova ha aperto il défilé vestita con uno di questi cappotti. Dopotutto il suo nickname su Instagram è Natasupernova.

Mary Katrantzou - Autunno-Inverno 2019/20 - Womenswear - Londra - © PixelFormula


Macrofotografie di fessure della terra sono state utilizzate in abiti da sera e giacche di pelle intarsiata decorate con cristalli. Se questo suona un po’ too much, è perché lo era. La Katrantzou, una grande designer nei suoi giorni migliori, è sembrata volersi sforzare fin troppo.
 
Due giorni dopo, un'altra ex stella nascente della moda britannica, lo scozzese Christopher Kane, mostrava una strana collezione fetish in cui molti dei vestiti e dei cappotti esibivano parole come Rubberist o Looner stampate sopra. Realizzati in gomma, lattice e plastica, i capi erano interessanti, ma non particolarmente attraenti. Francamente, da quando Kane si è separato dal gigantesco gruppo francese del lusso Kering è sembrato un po' perso. Anzi, quasi in crisi.
 
Dieci anni fa, Kane e la Katrantzou erano le stelle nascenti della scena londinese. Ma è una città che continua a sfornare talenti grezzi, pronti ad eclissare i leader del settore.

Christopher Kane - Autunno-Inverno 2019/20 - Womenswear - Londra - © PixelFormula


Una delle più grandi istituzioni della moda della città è Lulu Kennedy, fondatrice e forza trainante di Fashion East. Ma per essere franco, e pur con tutto il grandissimo rispetto che nutro per i miei cugini francesi all'ANDAM, a Hyères e al Prix LVMH, nessun'altra organizzazione regolare specializzata nella scoperta di talenti ha un curriculum migliore di Fashion East. In questa stagione, ancora una volta, Lulu Kennedy ha trovato due importanti nuove voci.
 
Gareth Wrighton ha mostrato immagini stile “l’arcadia incontra la distopia” su pullover di maglia, giubbotti e cardigan davvero notevoli, indossati su pantaloni rifiniti con strisce da tuta da ginnastica. Erano tutti superbi, e hanno captato le due forze che attraversano la Londra di oggi: la ricerca della bellezza tra le paure profonde per il futuro della Gran Bretagna post-Brexit e un pianeta ecologicamente in pericolo.

Gareth Wrighton - Autunno-Inverno 2019/20 - Londra - Foto: Fashion East/ Instagram


Intanto Charlotte Knowles, coppia formata da Charlotte Knowles ed Alexandre Arsenault, ha mescolato fantasie di costumi da bagno, lingerie, sartoria molto rigorosa e abbigliamento in lycra per creare alcuni incredibili e sconvolgenti indumenti ibridi. Segnando così il debutto in passerella di un nuovo interessantissimo duo.
 
Interessantissimo proprio come l'intero weekend lungo 5 giorni delle sfilate di moda londinesi: una stagione molto forte, che ovunque è stata segnata dai contrasti.

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