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Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
21 feb 2023
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Una domenica londinese con JW Anderson, Erdem, Christopher Kane e Nensi Dojaka

Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
21 feb 2023

Abbiamo scoperto quattro collezioni ammirevoli a Londra domenica. Sebbene nessuna di esse si potesse definire un capolavoro, ognuna ha mostrato designer alle prese con il proprio DNA e il desiderio di definire il proprio universo attraverso la moda, da JW Anderson a Nensi Dojaka, da Erdem a Christopher Kane.

In certi giorni, di certe stagioni, è importante fidarsi delle idee visive dei designer e non delle spiegazioni verbali delle loro collezioni. Come questa domenica alla London Fashion Week.

JW Anderson: collaborazione con Michael Clark al Roundhouse
Una domenica soleggiata e movimentata a Londra, che si è aperta con l'ultima collezione dell'enfant terrible della moda influenzata dall'arte, JW Anderson, in una collaborazione mai vista prima con Michael Clark: una meditazione visiva sul significato del fandom.

JW Anderson - Autunno-Inverno 2023/24 - Womenswear - Londra - © ImaxTree


Ballerino, coreografo, regista e videografo, Michael Clark ha già collaborato con creatori come BodyMap, artisti performativi come Leigh Bowery e musicisti come Wire, Jarvis Cocker e Scritti Politti.
 
L'invito di Anderson conteneva un disegno di Clark di un grande fallo nero. La stessa immagine riappariva sui palchi giganti che accoglievano gli ospiti al Roundhouse, dove si stava svolgendo lo show. Oltre a una mano gigante che porge due dita argentate e delle scatole di Coca-Cola, dove il logo e lo slogan sono stati riscritti come segue: “Enjoy God's Disco, is there nightlife after death?” (“Godetevi la disco di Dio, c'è la vita notturna dopo la morte?”).

Le stesse immagini si sono viste sulle magliette plastificate dell'inaugurazione, indossate con pantaloni dagli orli sbrindellati. Successivamente, le modelle hanno indossato abiti chemisier stampati con borse Tesco e altri abiti-chemisier in versione t-shirt con sopra una faccina sorridente capovolta.
 
Il senso della singolarità della silhouette del designer nordirlandese è evidente nei suoi top tubolari in finto shearling, che presentano piccole tasche a livello del busto, in modo che le modelle sembrino avvolgere il proprio seno.
 
Ha persino proposto delle magliette bianche, dei maglioni di lana sbrindellati e delle borse di pelle su cui era scritto Michael Clark in verde. E ha unito i due nomi in camicie da marinaio bretone, contrassegnate dal logo dell'ancora JW, su cui era inciso il nome Michael Clark, anche in questo caso di colore verde.
 
Ma il cuore della proposta è la silhouette allungata di JW Anderson, le cui spalle, tasche e gambe dei pantaloni sporgono come triangoli isosceli rovesciati. La ritroviamo su un trench beige e pantaloni in cotone color prugna. Per non parlare dei suoi enormi risvolti larghi 45 centimetri che terminano a metà braccio.
 
“Nel settembre dello scorso anno stavo guardando l'archivio di Michael e ho pensato tra me e me che non potevo guardare gli archivi di qualcun altro senza guardare i miei. Quindi ho preso un elemento da ogni collezione degli ultimi 15 anni e ho unito i due archivi. Quando ero all'università, Michael è stato una grande ispirazione per me. Quindi si tratta di fare i conti con il passato, perché alla fine dei conti, il lavoro di un designer è una serie di rifiuti di certe cose”, ha spiegato Anderson, in piedi davanti alla Coca-Cola di Dio.

Erdem: fantasia di donne decadute
Nessun designer rappresenta la donna vittoriana in difficoltà meglio di Erdem Moralioglu. Da quando si è trasferito in una casa a schiera a Bloomsbury, le sue collezioni fanno sempre più riferimento agli abitanti di quel quartiere.

Erdem - Autunno-Inverno 2023/24 - Womenswear - Londra - © ImaxTree


Erdem è passato dalle principali donne intellettuali della scorsa stagione alle donne decadute di questa stagione. In particolare, ai loro fantasmi, che si potevano sentire vagare in una soffitta nella colonna sonora del pre-show al Sadler's Wells.
 
La grande scoperta di Erdem è stata che la sua nuova casa era stata precedentemente parte di un'istituzione più ampia chiamata “A Home of Hope for the Restoration of Fallen Women” (“Una casa di speranza per il recupero di donne cadute in disgrazia”). Circa 3.216 persone erano passate attraverso le sue porte e i loro discendenti sono apparsi nella luce oscura di questa esibizione.

E che bella collezione è stata, grazie ai trench in jacquard di lana ricamati a giaietto di Erdem, o alle sue giacchette attillate da maestrina portate con una gonna-bustino in taffetà metallizzato.
 
Moralioglu ha poi completato metà della collezione con maniche a sbuffo in calicò in stile clericale o maniche a pipistrello in faille. Fruscianti e increspate su ogni secondo look.
 
In questi giorni, nessuno a Londra drappeggia come Erdem, che ha stupito con abiti di pizzo asimmetrici in giallo acido o nero. Complessi e accattivanti, erano magnifici.
 
Così come gli splendidi Crombies con fiori metallici in fil-coupé, gli abiti in faille color avorio tempestati di giada e i prodigiosi outfit del finale: abiti in tulle a strati impreziositi da cristalli - assolutamente perfetti.
 
“The Home of Hope era considerata un ambiente premuroso, anche se i registri rivelano una rivolta di piazza scatenata da residenti ubriachi che avevano violato il coprifuoco, il che potrebbe suggerire il contrario. Forse c'era anche un sentimento di rivolta festosa nelle viscere della casa”, ha elucubrato Erdem nelle sue note di programma.
 
Si potrebbe cavillare sull'oscurità della messa in scena al Sadler's Wells Theatre. Ma dato il passato discutibile di molte delle donne decadute, questo setting era probabilmente inevitabile.
 
L'atmosfera era imponente, ma mai grandiosa. Gli orli erano spesso sfilacciati, gli abiti davano la sensazione di un racconto personale licenzioso. Gli abiti erano intrisi di storia, ma non risultavano mai retrò, poiché il coraggioso senso della vestibilità e delle proporzioni di Erdem li rendeva tutti molto moderni.
 
In poche parole, Erdem è quanto Londra ha di più vicino alla haute couture, grazie alla ricca immaginazione di questo stilista davvero eccezionale. O dovremmo definirlo un couturier dall’accento canadese.

Christopher Kane: la fattoria degli animali
Le stampe in lycra di maiali e topi sono le protagoniste dell'ultima collezione di Christopher Kane, presentata su di un’oscura piattaforma in un cupo spazio espositivo di una strada laterale di Angel Islington.

Christopher Kane - Autunno-Inverno 2023/24 - Womenswear - Londra - © ImaxTree


Gli animali si contendono lo spazio su abiti da cocktail e da sera “bodycon” (ovvero attillatissimi al corpo), in una collezione irregolare.
 
La proposta è cominciata in modo fin troppo tranquillo: una serie di vestiti con spalline così rigide da issarsi verticalmente. Spesso impreziositi da ricami floreali primaverili, risultavano soffocanti e non certo raffinati.
 
A metà percorso, Kane ha improvvisamente ripreso slancio, mettendo in mostra abiti con paillette e diversi look in pizzo da femme fatale seducentemente chic. Una tuta fatta di strisce contrastanti di paillette e chiffon era davvero geniale. Si poteva vedere che le modelle erano le più felici dello show. Peccato che non ci fosse nessun altro che la pensava come loro.
 
Nensi Dojaka: raffinatezza sfacciata e semitrasparente

Miriadi di buyer sono interessati a Nensi Dojaka, vincitrice del premio LVMH, che si è ritagliata un posto da protagonista sui social network. La sua reputazione si basa sulla lingerie chic indossabile all'interno come all'esterno.

Nensi Dojaka - FNW


La Dojaka ha presentato il défilé in una sala gremita all'interno dell’Alva Coachworks, un garage riconvertito in un angolo industriale di Islington. Ma non c'era niente di industriale in questa collezione, di volta in volta avvolgente o scontrosa.
 
Reggiseni, crop top o bra top sono presenti in quasi tutti i look. L'apertura propone un reggiseno sotto un top in rete, indossato con leggings che si allargano improvvisamente alle caviglie in balze di tulle. Seguono tutti i tipi di top, gonne, abiti e tuniche in rete che lasciano bene in vista arti e glutei infiniti.
 
Nensi Dojaka ha realizzato abiti da cocktail sapientemente tagliati a rasoio, con inserti in garza e pizzo, che terminano tutti ben sopra la coscia.
 
Senza dubbio, la stilista comprende e sa come valorizzare il corpo di una donna. Solo che in una collezione invernale si sarebbe potuto fare con qualche capo in più che in grado di tenere al caldo Miss Dojaka.
 
Per il finale, Nensi Dojaka ha invitato a sfilare alcune grandi star delle passerelle, come Mariacarla Boscono, in un sontuoso abito rosso. O Adut Akech, in collant di pizzo nero, body, reggiseno con paillette e gonna trasparente, e anche Imaan Hamman, in reggiseno, culotte e gonna con lustrini argentati.

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