Un surrealismo pagano chic da Schiaparelli
Che differenza che può fare uno stilista intelligente! Schiaparelli ha cambiato il team stilistico questa stagione portando in azienda l’acclamata britannica Katie Grand e il risultato è stato la migliore collezione di Bertrand Guyon per la firma parigina.

Il cuore della linea sono stati naturalmente alcuni abiti superbi di Guyon, che ora, dopo tre anni nella maison, sembra in totale controllo del proprio atelier e molto in sincronia con il DNA surrealista di Schiap. Riuscendo persino ad abbinare le stelle, le serrature, gli occhi e le insegne viste su un meraviglioso soprabito fluido di lana con il tappeto ecru su cui camminavano le modelle.
L’alta moda potrà essere fatta solo per una ristretta elite di poche migliaia di donne ricchissime, ma opera ancora come meraviglioso laboratorio fashion. Come questo show ci ha ricordato. Per il giorno, Guyon ha proposto camicie da uomo ricamate con sei delle creature più amate di Schiaparelli – insetti. Per i party serali, una serie di outfit giovialmente sulfurei, in particolare un plastron di rafia rosso sangue indossato sopra una lucertola intarsiata e una gonna di pitone, portati dalla modella britannica di sangue blu Jean Campbell; seguito dalla veterana bellezza sudanese Alek Wek vestita con un blazer intarsiato… e gambe infinite. Una fantasia a scacchiera che sembra destinata ad essere citata ed imitata da tanti designer minori di tutto il mondo.
Molto jungle-chic – fino a una fantastica giacca safari in rafia nera tagliata come un mini-abito da cocktail, le cui tasche applicate erano disegnate come serrature. Inoltre, lo show conteneva alcune borse di tela estremamente cool in legno, plastica e rafia scaturite da una collaborazione tra Guyon e Lucie de la Falaise, che una volta sfilava come modella per Givenchy, quando lo stilista lavorava per quella casa di moda. A chiudere il cerchio di una delle più illustri dinastie del mondo della moda, la nonna di Lucie, Maxime de la Falaise, creava i vestiti per i figli della stessa Elsa Schiaparelli.
Ripetiamo, assumere la Grand è stato importante, perché la stilista britannica ha saputo aggiungere quel pizzico di modernità di cui la visione di Bertrand Goyun per Schiaparelli aveva un maledetto bisogno, ha selezionato un buon cast di modelli – parecchi al debutto in passerella – ed è stata determinante nell’optare per l’adozione di look puri e naturali.
“Credo che nell’alta moda, essendo così grandiosa ed opulenta per natura, se inizi a fare troppe acconciature e trucchi particolari tutto sembra un po’ troppo pomposo e forzato”, ha sostenuto l’esuberante Grand, fondatrice e caporedattrice del sempre influente magazine “Love”. Non si potrebbe essere più d’accordo.
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