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Di
AFP-Relaxnews
Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
7 mar 2023
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3 minuti
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Un quarto di secolo fa, la moda era libera e folle

Di
AFP-Relaxnews
Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
7 mar 2023

L'arrivo degli stilisti anglosassoni a Parigi, l'ingresso nell'haute couture degli sgargianti Gaultier e Mugler: il frenetico anno 1997 ha rivoluzionato il mondo della moda, oggi oramai abituato a sfilate più moderate, sotto la spada di Damocle dell’occhio critico dei social.

DR


La mostra 1997 Fashion Big Bang ha aperto i battenti questo martedì al Palais Galliera, il museo della moda di Parigi, nell'ultimo giorno della settimana parigina del prêt-à-porter, dominata dalla domanda su cosa si possa mostrare in un momento di polemiche costanti.

“Il visitatore è invitato a percepire la frenesia di quei momenti definitivi della storia. C'è una spensieratezza che la nostra epoca non ha”, ha detto all’agenzia AFP Alexandre Samson, curatore della mostra.

Nel 1997, John Galliano infonde la sua follia barocca nella prima collezione che disegna per Christian Dior. Alexander McQueen crea per Givenchy delle silhouette irte di corna, artigli o teschi di rapaci.

Gaultier, l’enfant terrible della moda, e Mugler, pioniere del défilé-spettacolo, salvano l'haute couture moribonda con sfilate che raccontano qualcosa di diverso dagli abiti.

Il 1997 è segnato anche da una collezione di Rei Kawakubo per Comme des Garçons che pone delle protuberanze sotto i vestiti deformando il corpo. “Vedere abiti sperimentali costituisce una sorta di liberazione mentale per tutti”, proclama la stilista.

In piena era del porno-chic, Tom Ford, da Gucci, veste gli uomini in perizoma e Raf Simons li fa sfilare a torso nudo con palme nere sulla schiena, simili a tatuaggi.

“Il 1997 è un anno straordinario per la moda, per questo lo raccontiamo nella speranza che possa ispirare”, sottolinea Miren Arzalluz, direttrice del Palais Galliera.

Questa parentesi non durerà: l'affare Galliano, licenziato nel 2011 da Dior dopo un video che lo mostrava semi-ubriaco pronunciando insulti antisemiti, segna l'inizio della fine per i designer-star. Comunque John ha ancora molti fan nostalgici della sua moda teatrale e che disprezzano il successo commerciale dell'attuale direttrice artistica del marchio francese, l'italiana Maria Grazia Chiuri.

"La moda oggi si è come ritratta. Designer e maison hanno ancora bisogno di assimilare ecologia, inclusività, femminismo, appropriazione culturale. C'è la guerra in Ucraina e una sorta di timore a proporre abiti forti che potrebbero essere fraintesi”, sottolinea Alexandre Samson.

L'esempio più eclatante è la sfilata di Balenciaga che si è tenuta domenica, pacata e neutra, in rottura con le sfilate precedenti. Demna, lo stilista georgiano del marchio, indebolito dallo scandalo creato da una campagna pubblicitaria che mischiava bambini e accessori fortemente sessualizzati, ha spiegato che la moda ormai per lui è solo una questione di “vestiti”.

François-Henri Pinault, capo del gruppo Kering proprietario di Balenciaga, ha spiegato che la maison non aveva più bisogno di sfilate con elementi che potessero essere “mal interpretati”. “La vicenda Balenciaga dimostra che la moda è un fenomeno culturale con un fortissimo impatto sociale”, sottolinea Miren Arzalluz.
 
Vilipeso sui social network dopo la collezione d’alta moda che ha proposto a gennaio, fatta di abiti decorati da finte teste di animali, anche il designer americano di Schiaparelli, Daniel Roseberry, ha scelto la sobrietà per la sua prima collezione di prêt-à-porter presentata giovedì.

“Non stiamo cercando di infiammare Internet. È più una collezione per le clienti”, ha spiegato al media specializzato WWD, pur ammettendo di essere sorpreso dal “livello di odio” sui social network.

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