Un pizzico d'Italia alla Fashion Week di New York

Un pizzico di Italia alle sfilate di New York: Philosophy con la nuova direttore creativo Natalie Rabatesi e Hache di Manuela Arcari. E' la magia della haute couture parigina contaminata da un tocco etnico e punk per la Rabatesi, per la Arcari il superamento del perbenismo che esplora l'anima di una ribelle in un dialogo tra subcultura grunge e lo skateboarding degli anni Novanta.

Philosophy sfila alla Roseland Ballroom, dove hanno cantato Aretha Franklin e Billie Holiday: un tempio del rock'n'roll e per colonna sonora "November Rain" dei Guns'n'Roses fanno da scena alla calata dalla Mongolia di principesse dalle guance arrossate dal sole. 34 anni, metà britannica e metà romana, un curriculum che parte dal St. Martin's College di Londra per passare da John Galliano a Dior, New York con Ralph Lauren, Oscar de la Renta, la prima linea di Gucci con Frida Giannini e un pizzico di Valentino.

Natalie ha immaginato donne eleganti e austere, che indossano ampie gonne a ruota di broccato portate con maglie oversize a motivi ikat e vestiti femminili ricamati con lo scollo a Madonna. I pantaloni sono a matita "alla Audrey Hepburn", abbinati a cappotti dalla vita segnata. Le scarpe decolleté col tacco alto di metallo che brilla a ogni passo sono all'insegna della semplicità, anche perché la filosofia della Rabatesi è che il vestito deve far risaltare il viso della donna che lo porta, non viceversa.

'Hache' (la lettera 'h' in francese) è la sister line di Ter et Bantine e a New York sfila per la seconda stagione: il guardaroba si riempie di pezzi, alcuni segnati da orientalismi, altri sfiorati da elementi maschili. I volumi si ispessiscono, la giacca diventa un overcoat, la gonna un over-pants. E se il neoprene è lavorato in modo sartoriale, la pelle viene trattata come un panno di lana double. Anche gli accessori inseguono la libertà, sneaker dall'aspetto metallico o sandali macro-fasciati.