Uiguri: Inditex, Uniqlo, SMCP e Skechers accusati di occultamento di lavoro forzato e crimini contro l'umanità
L'ONG Sherpa, il collettivo Ethique sur l'Etiquette, l’Istituto Uiguro d’Europa, e una donna uigura rappresentata dallo studio Bourdon & Associés annunciano di aver presentato una denuncia in Francia contro “varie multinazionali dell’abbigliamento”, vale a dire Inditex, Uniqlo, SMCP e Skechers, per occultamento di lavoro forzato e di crimini contro l'umanità. Presentata al tribunale di Parigi, la denuncia intende colpire “l'impunità di questi attori di fronte alle violazioni commesse nel contesto della globalizzazione economica”.
Il comunicato dei denuncianti indica che le informazioni pubbliche disponibili ad oggi dimostrano che Inditex, Uniqlo, SMCP e Skechers continuerebbero a subappaltare parte della loro produzione nella regione dello Xinjiang.
Secondo diverse ONG, quest'area, che concentra il 20% della produzione mondiale di cotone, impiega correntemente il lavoro forzato degli uiguri. La controversia ha avuto un’accelerazione nel 2020 con la pubblicazione di un rapporto dell'ASPI (Australian Institute for Political Strategy), poi di un altro del Center for Global Policy.
Pechino risponde da parte sua che il ricorso a questa minoranza musulmana mira a facilitare la lotta alla povertà, nonché l'integrazione di una popolazione comunemente associata nella versione ufficiale agli attacchi terroristici perpetrati localmente tra il 2008 e il 2015.
“Questa denuncia è la prima di una serie che sarà presentata nei prossimi mesi in altri Paesi europei ed è supportata dall’ECCHR – European Center for Constitutional and Human Rights, e dal World Uyghur Congress”, indicano i denuncianti, che rivendicano anche il sostegno di diversi eurodeputati, tra cui Raphaël Glucksman, che è uno dei politici europei sanzionati da Pechino in risposta alle misure adottate dall'UE in questa vicenda.
“La denuncia fa parte del processo di difesa condotto da molto tempo da parte delle nostre organizzazioni per combattere l'impunità delle società transnazionali e dare accesso alle vittime alla giustizia e ai risarcimenti”, fanno sapere ancora i querelanti.
La causa parte in un contesto caratterizzato da crescenti tansioni fra Cina e Occidente sulla questione degli Uiguri. Diversi marchi che si sono espressi sulla polemica hanno visto i loro prodotti scomparire dai marketplace cinesi, a seguito anche di appelli al boicottaggio dei loro prodotti sui social network locali, ponendo i marchi di abbigliamento di fronte a una scelta complessa, ovvero saper tradurre in fatti il concetto del rispetto dei valori umani sul quale comunicano regolarmente o privarsi nel bel mezzo di una crisi sanitaria globale di uno dei più grandi mercati del mondo per l’abbigliamento.
Come Fashion Network rilevava all'inizio di marzo, le ambasciate cinesi sono sfruttati al massimo dalla reazione di contrattacco cinese attraverso varie strategie di comunicazione. In Francia, ad esempio, anche attraverso “insulti” e “minacce” contro ricercatori e funzionari eletti, che sono valse all'ambasciatore cinese a Parigi la convocazione del Ministro degli Affari Esteri francese, Jean-Yves Le Drian.
Per le ONG che sono alla base della denuncia presentata a Parigi, la questione degli Uiguri sottolinea l'importanza della futura direttiva europea sul dovere di vigilanza, “che sarà elaborata nei prossimi mesi e dovrà rispondere a questi temi cruciali”. Il 10 marzo scorso, i parlamentari europei hanno votato per un progetto di iniziativa basato proprio sul dovere di vigilanza, ponendo le basi per un maggiore controllo delle società e delle loro controllate.
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