Ansa
25 feb 2019
Truffa diamanti: maxisequestro a 5 banche, sigilli della GDF a 700 milioni di euro
Ansa
25 feb 2019
Diamanti venduti a prezzi gonfiati rispetto al loro valore reale, con false quotazioni pubblicizzate sui giornali e con l'intermediazione anche di istituti di credito. È il fulcro dell'inchiesta della Procura di Milano su una presunta maxi truffa da centinaia di milioni di euro ai danni di risparmiatori, investitori ma anche clienti VIP, come Vasco Rossi. Indagine che ha portato il Nucleo di polizia economico finanziaria della GDF milanese ad eseguire un sequestro preventivo da oltre 700 milioni di euro, anche a carico di cinque banche indagate, Banco BPM, Unicredit, Intesa Sanpaolo, MPS e Banca Aletti.
Tra gli indagati, una settantina in totale, figura anche il direttore generale di Banco Bpm, Maurizio Faroni, accusato di concorso in truffa, autoriciclaggio e ostacolo all'esercizio delle funzioni di vigilanza. Il maxi sequestro, firmato dal GIP Natalia Imarisio, è stato disposto nell'ambito di un'inchiesta, coordinata dall'aggiunto Riccardo Targetti e dal PM Grazia Colacicco, aperta due anni fa, per fatti che vanno dal 2012 al 2016, anche a seguito di un'indagine giornalistica della trasmissione Report.
Il provvedimento è stato eseguito a carico di 7 persone e di 7 enti indagati per la legge sulla responsabilità amministrativa, ossia le 5 banche e le due società Intermarket Diamond Business spa (IDB) e Diamond Private Investment spa (DPI), per le ipotesi di reato di truffa aggravata e autoriciclaggio. E nell'inchiesta è contestato anche il reato di corruzione tra privati.
Lunghissimo l'elenco dei clienti che sarebbero stati raggirati, tanto che gli investigatori sono riusciti a ricostruire le posizioni di circa un centinaio di presunti truffati, ma decine e decine di altre persone avrebbe visto 'bruciare' gli investimenti fatti. Tra i nomi noti, oltre a quello della rockstar di Zocca, che avrebbe perso circa 2,5 milioni di euro, anche l'industriale Diana Bracco (più di un milione), la conduttrice tv Federica Panicucci (54mila euro) e l'ex showgirl Simona Tagli (29mila euro).
Secondo l'accusa, le due società IDB (era amministrata da Claudio Giacobazzi che, da indagato, nel maggio 2018 si suicidò) e DPI avrebbero fatto acquistare, senza nemmeno le necessarie informazioni, diamanti a investitori e risparmiatori gonfiando anche del doppio il valore rispetto a quello di mercato. Per gli inquirenti, gli istituti di credito non solo sarebbero stati consapevoli del meccanismo truffaldino, ma avrebbero avuto anche "un ruolo fondamentale" di intermediazione tra le società e i clienti e di "collocamento" delle pietre preziose vendute. In particolare, il sequestro per l'ipotesi di truffa è di 149 milioni nei confronti di IDB, di 165 milioni a carico di DPI, di 83,8 milioni a carico di Banco BPM e di Banca Aletti, di 32 milioni nei confronti di Unicredit, di 11 milioni a carico di Intesa Sanpaolo e di 35,5 milioni a carico di MPS. Per l'ipotesi di autoriciclaggio, invece, il sequestro è da 179 milioni per IDB e di 88 milioni per DPI. Nell'inchiesta, infine, sono indagati anche altri dirigenti di Banco BPM, oltre a responsabili delle due società IDB e DPI.
"Da otto anni ormai le nostre organizzazioni segnalavano, senza essere ascoltate, che la vendita dei diamanti da parte degli istituti bancari era un'attività anomala e nel 2016, la nostra federazione nazionale aveva riportato di nuovo il problema all'attenzione delle autorità preposte. In questi anni le banche hanno proposto un prodotto non finanziario, senza le autorizzazioni e abbiamo sollecitato Consob, Banca d'Italia e questure preposte, al rilascio delle licenze per il commercio di preziosi". Lo affermano il presidente di Assorafi Confcommercio Palermo, Silvano Barraja, e il vicepresidente, Salvo Ciulla.
"Inoltre i diamanti sono stati venduti tramite funzionari”, non competenti in materia, “a prezzi tra il triplo ed il quadruplo del prezzo di mercato”, aggiungono Barraja e Ciulla, “inducendo i risparmiatori all'acquisto in modo poco ortodosso, su un rapporto che era basato sulla fiducia, invogliati da listini fittizi pubblicati a pagamento da testate di riferimento per il mondo finanziario. A farne le spese sono stati i nostri operatori che hanno assistito alla contrazione delle vendite causata da un mercato ormai saturo di pietre acquistate a prezzi altissimi". "A questo”, proseguono Barraja e Ciulla, “si aggiunge il mercato falsato dall'invenzione che il diamante da investimento fosse completamente differente da quello da gioielleria".
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